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La Roma celebra Dybala al Colosseo Quadrato. L’evento è un tripudio

Ha la faccia da eterno ragazzo Paulo Dybala, e i 28 anni che ha compiuto lo scorso 15 novembre li dimostrerà forse nel 2035: ieri sera, quando la sua magnifica presentazione ufficiale ai tifosi stava per finire, si è seduto a metà della scalinata del Palazzo della Civiltà Italiana, e fissando solo il suo primo piano e non tutto il contesto, sembrava un 14enne che per la prima volta aveva preso la metro B, attratto dal laghetto o dal LunEur, e si era fermato in uno degli angoli più belli del quartiere più sottovalutato di Roma, a godersi il venticello della sera, e scoprire quanto di bello può offrire la vita, e questa città.

Perché presentare Dybala al Colosseo sarebbe stato molto spettacolare ma forse un filino pacchiano (oltre a richiedere probabilmente il sequestro dei figli di qualche pezzo grosso della Sovrintendenza delle Belle Arti, per avere le necessarie autorizzazioni), farlo al Colosseo Quadrato è stato molto spettacolare, senza congiunzioni avversative. Dall’Esposizione Universale Romana (acronimo che diventa toponimo: Eur) all’Esposizione Universale Dybala, la Roma continua nella sua opera di rivalutazione del quartiere che porta al mare, meta di pellegrinaggio per architetti di tutto il mondo, già scelto dalla formula E: la nuova sede, a Via Tolstoj, è a 400 metri dal monumento più iconico della zona, quello dedicato al “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, scienziati, navigatori e trasmigratori”.

E di gente, elegante, che detta legge nella moda, anche se durante il Fascismo magari di questo ci si vantava di meno: nel 2013 il gruppo Fendi ha firmato un contratto pluriennale con l’ente Eur per prendere in affitto il cosiddetto Colosseo Quadrato, restaurarlo e piazzarci i suoi uffici, per una sede di rappresentanza con pochi eguali al mondo. E il primo giugno ha firmato un altro accordo, con la Roma, per le divise ufficiali: ieri i giallorossi hanno portato sotto la loro sede oltre 10.000 tifosi, molti di più sono stati quelli che hanno seguito l’evento in diretta sui social. Ma lo spettacolo è stato talmente emozionante – e si vedeva anche dalla faccia del diretto interessato – che video e foto continueranno a girare a lungo.

Per presentare il suo numero 21, la Roma ha dato appuntamento per le 21, e ci ha messo un ritardo tattico di altri 21’, prima di farlo affacciare dalla scalinata. Ma chi c’era non si è certo annoiato: i tifosi della Roma per passare il tempo cantano e sventolano bandiere, il club li ha accompagnati con magnifici giochi di luce sul marmo bianco del Palazzo,  e la solita colonna sonora rock – dal primo album dei Guns n’Roses, Paradise City e Welcome To The Jungle, ai (romanisti) Maneskin – con la clip delle prime ore romaniste dell’ex juventino, dallo sbarco in Portogallo con Tiago Pinto alla prima vestizione in giallorosso.

Ma le immagini più emozionanti sono state quelle in diretta: il numero 21 ripreso di spalle, in penombra, mentre si godeva l’attesa, guardando dagli archi del Colosseo Quadrato la folla che lo invocava. E quando quelle immagini finivano sui maxischermi, partiva il boato. C’era un drone che sorvolava la piazza, strapiena, tanto che l’ultimo tratto di Viale della Civiltà del Lavoro era transennato, all’altezza di Palombini, lo storico bar della zona, che aveva la fila fuori. Il tifoso della Roma, storicamente, è amante delle maglie vintage, cosa  che sanno bene (senza apprezzarla particolarmente) i vari sponsor tencici: molti hanno deciso che finché non si smembrerà andranno in giro con la maglia Barilla, o con quella col 10 di Totti, ma stavolta qualcosa sembra cambiato, di 21 di Dybala ne girano già parecchie, come non era capitato con nessun nuovo acquisto in tempi recenti.

Del resto anche la presentazione ufficiale è cosa decisamente rara: ha fatto in tempo a diventare inagibile l’impianto dove era stata fatta l’ultima, dodici anni fa, quando la custodia imbottita di Adriano mostrò al pubblico la sciarpa “Mo’ te Gonfio” e provò a calciare dei palloni ai tifosi, colpendo le vetrate perché non aveva la forza di alzarli. Tolto quel deprimente spettacolo nel glorioso Stadio Flaminio, l’ultima presentazione era stata quella di Batistuta all’Olimpico, nel 2000, e tutti sanno come finì quella stagione.

Presentato dallo speaker dello stadio, Matteo Vespasiani, con tanto di risposta urlata dal pubblico, Dybala ha poi preso il microfono e si è presentato. Non erano le sue prime parole da romanista, visto che poche ore prima aveva parlato in conferenza, ma il pubblico – che lo vedeva piuttosto piccolino, date le transenne, e la recinzione del monumento – aveva voglia di sentirlo parlare.

“Ero molto curioso di conoscervi – ha fatto sapere il campione argentino – giocare qui contro la Roma era difficile per quello che fate voi tifosi. Oggi avere il privilegio di essere con voi e sentire il vostro calore mi fa venire voglia di entrare all’Olimpico, con voi sotto la Curva.  Quando inizio a arrivare al campo a Trigoria sento il calore della gente. Averli vicino con tutte le partite sarà una responsabilità ma anche molto bello. La cosa più importante è arrivare in forma velocemente con tutta la gente che sta lavorando con me. Voglio essere al massimo per questo pubblico incredibile”. Gli viene dato l’assist per far sapere che Roma era nel suo destino. “Sicuramente: ho spiegato tante volte che ha rappresentato la città nella mia infanzia, credo fosse tutto scritto. Chi mi conosce sa che per me essere qui con questa gente e con questa maglia è qualcosa di meraviglioso”. Mentre i tifosi cantavano “E la Lazio… perda” (o qualcosa del genere, non si sentiva bene), gli viene chiesto come immagina il derby.

“Bellissimo: il risultato non bisogna dirlo, ma sarà bellissimo”.  Poi, dopo aver spiegato che “Joya”, il suo soprannome, teoricamente andrebbe pronunciato in un modo che suonava un po’ come “coscia”, ha preso il telefono, e si è fatto un selfie, con tutto il pubblico dietro, che a tanti avrà ricordato l’esultanza di Francesco Totti (uno che aveva da tempo auspicato il suo passaggio alla Roma, quando ancora sembrava un’utopia), dopo una doppietta nel derby dell’11 gennaio 2015, che vedeva i giallorossi sotto di due gol.

Ma quel selfie, stranamente, non è finito sul suo profilo da 48 milioni di follower, su cui ora campeggia un lupetto accanto ad @officialasroma: lo ha aperto, lo ha aggiornato, rilanciando le storie della fidanzata Oriana Sabatini, dell’As Roma e di Tammy Abraham, che dopo una settimana già lo chiama “bro” (diminuitivo di brother, fratello), ma quella foto non l’ha messa. Magari lo farà domani, magari voleva tenerla per sé, a ricordo di un momento unico anche per un calciatore così vicente. Che poi si è seduto, con le ginocchia al petto, a guardare Roma dalla scalinata dell’Eur. Per l’ultima volta: ieri c’erano un’ambulanza, una volante e due blindati dei Carabinieri a controllare la situazione (a conti fatti tranquillissima), perché uno come lui, se andasse in giro per la città, bloccherebbe il traffico.

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