Pinto: “Siamo allineati con Mourinho, sta cambiando la Roma in meglio”

Tiago Pinto, gm della Roma, ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport:

Siete sesti in classifica e sono arrivate sei sconfitte a metà novembre, siete soddisfatti o pensavate che il progetto Roma con Mourinho potesse andare in maniera un po’ più veloce?
“Noi quando abbiamo cominciato questo progetto tecnico sapevamo che avevamo bisogno di tempo, lo sapevamo tutti: la proprietà, io, anche Mourinho nella prima conferenza stampa ma anche altre volte, abbiamo parlato di questa tema del tempo, non come una scusa per i cattivi risultati ma perché abbiamo veramente bisogno di tempo. La proprietà ha ereditato una situazione finanziaria difficile nel Club, con esigenze finanziarie che come voi sapete loro continuano a sostenere costantemente, e noi dal punto di vista sportivo abbiamo trovato una situazione che aveva bisogno di tempo per cambiare. Mi riferisco alla rosa, alla mentalità, a tutta la struttura sportiva intorno alla squadra, che a mio avviso è molto importante per avvicinare la Roma al successo. Sapevamo che questo ‘tempo’ non era solo una parola. E, a mio avviso, è proprio quando ci sono i risultati cattivi che la strategia e l’idea devono essere più forti. Non posso dire che siamo soddisfatti perché sappiamo di dover fare meglio, sappiamo che nell’ultimo mese i risultati sono stati cattivi, ma sono fiducioso che il lavoro che stiamo facendo con la leadership di Mourinho ci porterà buoni risultati nel futuro. Non è certo il momento di mettere in discussione il progetto e la strategia e ancora meno la leadership di Josè Mourinho”.

Noi ascoltiamo con grande attenzione Mourinho quando parla. Ricorda spesso che altri colleghi hanno la possibilità di avere più scelta, che la Roma è ancora incompleta a livello di ricambi. Cosa ne pensa la proprietà, soprattutto dopo questi investimenti importanti sul mercato?
“Qua noi viviamo le cose insieme. Nel calcio ci sono più verità che possono coesistere. Sappiamo tutti di aver fatto un mercato estivo in cui la proprietà ha speso tanti soldi per rinforzare la squadra. Sappiamo anche che è stato un mercato dove abbiamo cominciato a ripulire strategicamente la politica precedente della Roma, ma anche Mourinho ha detto con ragione che questo progetto ha bisogno di più finestre di mercato per completare una squadra che sappiamo tutti che per un allenatore ambizioso come lui mai sarà completa. Ma è importante chiarire che fra di noi non ci sono diverse voci, noi parliamo con una sola voce e sappiamo di avere una strategia che vogliamo portare avanti. Sono sicuro che sarà così, non solo con quello che facciamo nel mercato, ma anche con quello che facciamo qua ogni giorno: devo dire che è un lavoro invisibile ma piano piano tutti voi potrete capire quanto Mourinho sta aiutando a cambiare la Roma in meglio”.

Come Mourinho sta cambiando la Roma? Nella mentalità?
“Posso dare diversi esempi. Lui con la sua leadership sta cambiando tutti i dipartimenti intorno alla squadra, dallo scouting, al match analysis, persino alle operations. Quando guardiamo anche a dei dettagli nella gestione di grandi squadre, può capitare di chiederci perché non ci avevamo pensato anche noi: sono certi dettagli che aiutano a crescere e su questo stiamo lavorando insieme. In più c’è tutto il lavoro che stiamo facendo con il settore giovanile. Voi vedete Felix, ma non vedete tutto il lavoro che Mourinho sta facendo negli ultimi mesi. È andato a vedere le partite della Primavera, ha chiamato tanti giocatori per gli allenamenti della prima squadra, fa un lavoro personalizzato con questi giocatori per svilupparne al meglio le qualità. Felix è la faccia visibile di questo lavoro, ma poi ci sono Missori, Tripi, Volpato. Sono sicuro che, grazie al lavoro che Mourinho sta portando avanti con loro e con altri, la Roma in futuro otterrà grandi benefici. Poi sicuramente, come dicevi tu, nella mentalità. Molte volte le persone interpretano le dichiarazioni di Mourinho in un certo modo, ma noi volevamo un allenatore con questa ambizione, un allenatore che non è mai soddisfatto perché anche questo mancava alla Roma. Noi vogliamo sempre migliorare e non vogliamo mai essere “comodi” quando le cose non vanno bene. Tutto questo processo di cambiamento non è facile da percepire fuori, soprattutto quando abbiamo dei cattivi risultati come nell’ultimo mese”.

Mourinho è un allenatore non è quasi mai soddisfatto e che fa delle scelte a volte anche dure. Alcuni giocatori sono stati mandati in tribuna. C’è il rischio che i cartellini dei giocatori fuori dal progetto tecnico perdano di valore?
“No, per me no, perché è stato lo stesso allenatore ad aver messo dentro Borja che ha fatto l’assist nella seconda partita con il Bodo o che ha messo dentro Kumbulla che ha giocato da titolare con il Venezia. Ma è anche lo stesso allenatore che ha dato una vita nuova ad El Shaarawy, che ha permesso a Pellegrini di avere il rendimento che ha ora, che ha messo tutta la stampa a parlare del perché Ibanez non va in nazionale. Questo è il calcio e a me non preoccupa perdere il valore dei giocatori perché per me nessuno è fuori dal progetto. C’è una cosa di cui sono certo: se noi lavoriamo tutti insieme sotto la guida di Mourinho in queste nove partite e nei prossimi trenta giorni, se facciamo bene tutti insieme come una vera squadra, nessuno perderà valore. Mourinho, io e tutti i calciatori. Sono sicuro che sarà così”.

Lei è un giovane manager dello sport e immagino lei abbia messo su una strategia. Quando l’abbiamo conosciuta ci ha parlato di calcio sostenibile e di giocatori under 25 da mettere nella rosa. Poi però è arrivato Mourinho che è un allenatore da instant team, che vuole giocatori di livello internazionale. Ma sono due progetti abbastanza distanti, con costi diversi, c’è sintonia tra proprietà e allenatore, con lei da mediatore? Vanno nella stessa direzione? Ci spiega qual è la strategia? Instant team o il vecchio progetto del calcio sostenibile?
“Io credo si sia costruita questa immagine di Mourinho perché lui, per fortuna, ha allenato le migliori squadre del mondo e queste squadre magari non hanno lo stesso progetto e la stessa strategia che ha la Roma. Ma non sarebbe stato possibile prendere un allenatore come Mourinho se non fossimo stati allineati nella strategia. L’esempio che vi ho dato sull’attenzione spesa da Mourinho con i ragazzi della Primavera dimostra come lui sia totalmente allineato. Noi sappiamo che non possiamo creare un instant team come altre squadre fanno, al massimo 4 o 5 in tutto il mondo, ma questa non è una valutazione critica, questa è una verità. Perché ci sono tanti progetti sportivi, alcuni vanno per una strada, altri verso un’altra”.

E Mourinho è consapevole di questo?
“Mourinho non solo è consapevole, ma è anche allineato. Tutto questo lavoro che lui fa, e fa bene, dimostra questo. Lo dimostra ancor più che le mie parole, perché molte volte voi potete avere dubbi sulla mia parola, è normale. Ma quando un allenatore come Mourinho si dedica a creare e a sviluppare un giocatore come Felix è perché è allineato con questo progetto. E lo stesso vale per tutti i giocatori di cui ho parlato prima e ovviamente per Darboe e Calafiori. Ma la voglia dell’allenatore, della società e di Tiago Pinto è quella di avere ambizione e di coltivarla. Lo abbiamo detto sempre e voglio ripeterlo: quando diciamo tempo e calcio sostenibile non diciamo che non vogliamo vincere, diciamo piuttosto che vogliamo vincere con questa strategia. E piano piano sono sicuro che ci avvicineremo la Roma al successo”.

Fare chiarezza sulla strategia è molto importante. Si deve dire al pubblico quale progetto avete scelto.
“Mai abbiamo avuto dubbi sulla nostra strategia. Se vediamo quello che abbiamo fatto durante l’estate magari abbiamo confuso un po’ le persone perché Tammy Abraham è un giovane ma è anche un grande giocatore, ma non abbiamo dubbi sul fatto di non voler fare un instant team. Vogliamo lavorare con tutte le aree intorno alla squadra: vogliamo migliorare in ogni finestra di mercato come vogliamo migliorare ogni giorno in tutte le aree intorno la squadra. Per me è importante ripetere che quando abbiamo preso Mourinho lo abbiamo preso con la certezza che la sua esperienza, la sua intelligenza e la sua leadership erano giuste per sviluppare questo progetto di tre anni, di cambiamento della mentalità, di ricostruzione della rosa: un progetto in grado di far sviluppare e migliorare tutti i giocatori della Roma. E ti devo dire che 4 mesi dopo sono sicuro che la scelta è stata giusta e sono sicuro che Mourinho sarà uno degli allenatori più importanti della storia della Roma”.

Non capita mai che Mourinho bussi alla sua porta per chiedergli e fargli richieste e le dica di comprare campioni per il mercato di giugno?
“No, lui non ha bisogno di bussare alla mia porta, viene nel mio ufficio ogni giorno e facciamo quello che abbiamo fatto sempre. Discutiamo sui temi, sempre allineati con la strategia del club, vogliamo sempre il meglio per la squadra. Se possiamo fare qualcosa per migliorare la rosa, di sicuro lo facciamo”.

Con attenzione ai costi però.
“Chiaro. Ma io credo che oggi ci siano forse 4-5 club che possono parlare di instant team, mentre tutti gli altri si devono concentrare su un calcio sostenibile”.

Veniamo al mercato. Diogo Dalot e Denis Zakaria che profili sono?
“Non mi piace parlare di giocatori di altri club, non mi piace parlare pubblicamente delle strategie di mercato. L’unica volta che l’ho fatto è stato con Viña e dopo ho aspettato dieci giorni per chiudere la trattativa, mi ha portato un po’ di sfortuna (ride ndr). Sul mercato non possiamo creare delle grandi aspettative per gennaio perché sappiamo tutti com’è il mercato di gennaio. Ma siamo convinti che tutti insieme, proprietà, scouting, Mourinho, Tiago Pinto, come abbiamo fatto in estate, troveremo le soluzioni giuste per mantenere l’approccio sostenibile di cui abbiamo parlato ma allo stesso tempo migliorare la squadra come la proprietà, Mourinho e io vogliamo. Tuttavia, per favore, io lo so che in Italia dal 2 settembre si parla già del mercato di gennaio, ma un club e una squadra con una mentalità vincente si costruiscono anche in tutte quelle aree intorno al mercato: non è solo il mercato. È chiaro che portare bravi calciatori è importante, ma tutto quello che noi tutti insieme, e Mourinho in particolare, stiamo facendo è molto importante per il futuro della Roma”.

Con gli arbitri la Roma non è stata molto fortunata, c’è stata un’evoluzione? Ha un rapporto con la classe arbitrale, vi state conoscendo?
“Ho già parlato una volta di questo e non voglio ripetermi perché molte volte le persone pensano che cerchiamo alibi. Io cerco di conoscere la realtà e di aggiustare me stesso ma credo che tu hai usato una parola che potremmo usare anche noi: sfortuna. Anche in questa partita con il Venezia siamo stati sfortunati, perché avevamo cambiato il risultato, rimontando, poi abbiamo avuto diverse occasioni per fare il 3-1, e dopo c’è stata una situazione in cui c’era fallo su Ibanez e un dubbio enorme sul fallo di Cristante, che è diventato un rigore. È sfortuna. Io voglio sempre rispettare tutti e il ruolo degli arbitri è sempre molto difficile, lo so, ma devo dire che, senza cercare scuse, la Roma è stata molto sfortunata con gli arbitri nell’ultimo mese”.

Ai Friedkin piace stare a Roma, quando sono arrivati sembrava che dovessero fare avanti e indietro con gli Stati Uniti e invece sono sempre qui. Sembrano radicati nel territorio.
“Questo dimostra il loro coinvolgimento e tutta la strategia che si porta avanti qui alla Roma. Loro sono sempre qua, sono sempre presenti, sono coinvolti in tutte le scelte e decisioni che prendiamo e anche per noi è importante come club sentire che i leader sono qui, sono vicino a noi, conoscono da vicino i problemi e ci aiutano a trovare la soluzione. Dan e Ryan hanno un’enorme passione per il Club e sono molto concentrati nella visione strategica che hanno per la Roma e nel portare avanti le misure giuste per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati”.

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