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E’ una Roma imperiale, ma ora a Mourinho serve Belotti

Vero ha ragione Mou: si poteva vincere 5 a 0 ma, se fosse successo, non avremmo potuto misurare quanto è mourinhana la sua Roma alla prima uscita stagionale che conta. Cioè, se Zaniolo e Dybala avessero spietatamente sfruttato le occasioni, sarebbe stata una festa, certo. E sicuro le coronarie dei romanisti sarebbero rimaste lì a godersi la serata senza guizzi né sussulti. Però in fondo in fondo, vedere questa Roma che non te ne fa passare una dalle parti di Rui Patricio, altro non è che la riaffermazione della specie.Anzi, dello Special. Vincere le partite 1-0, tosti e con i ranghi serrati in stile testuggine romana, sa molto di Roma imperiale – intesa come la Roma dei Cesari – e ricalca alla perfezione il modus di Mourinho. E a me piace molto. Mi ricorda quella Roma di Ottavio

Bianchi – pur con le ovvie differenze – che giocava di rimessa e puntava dritto sulle giocate di Voeller e Rizzitelli, fino a prendersi la finale Uefa del 1991. Però qui c’è un potenziale offensivo complessivamente superiore, considerando Zaniolo, Dybala, Tammy, El Shaarawy e, speriamo, il Gallo, attesissimo da Mou. Non cito Shomurodov e Felix perchè quel che è successo a Salerno e cioè che Mou toglie via via tutti gli attaccanti sostituendoli con centrocampisti – e non per la forza dell’avversaria, detto con grande rispetto – tenendo in campo lo stremato Dybala e dandogli fiato all’ultimo sussulto con il Faraone, è un messaggio chiaro. Lampante addirittura: datemi Belotti perchè Shomu e Felix qui hanno chiuso la loro avventura.E’, forse, anche un messaggio ai due, qualora fossero dubbiosi nell’idea di lasciare Roma. Un sottotitolo chiaro: «Andate perchè qui di spazio non ce n’è», è sembrato dir loro Mou, ignorandoli al momento dei cambi. Serve come il pane un’alternativa a Tammy che faccia la guerra là davanti. Serve il Gallo, ma il tempo passa e la questione non si risolve. Però sullo sfondo c’è Tiago Pinto che fin qui s’è divertito con gli effetti speciali, da Gini a Paulo. E allora, com’è che si dice? C’è da fidarsi, Eccome.

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