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Roma, la Biennale dei Friedkin: con Dybala e Wijnaldum sei tornata grande

Silenzio, si vince. Cosa? Intanto una Conference League ma più che altro due fattori che col tempo si erano persi: l’entusiasmo della tifoseria e il rispetto dei top player. Quelli come Wijnaldum, tulipano d’oro in un mazzo di fiori ora ben assortito. Top player che ora scelgono la Roma, di Mourinho. Ma pure dei Friedkin. Giocatori che vedono nella capitale non più solo un posto dove visitare musei, spiagge e carbonare. Ora la Roma è un progetto vincente. Creato nel silenzio dei fatti, plasmato dalle parole del concreto. Dan Friedkin in due anni pieni è riuscito a ribaltare l’idea di una Roma condannata alla mediocrità imposta dagli alibi: del fair play finanziario, del “tanto mica siamo il Real Madrid”, del nessuno è incedibile. Cazzate. Lo hanno dimostrato i Friedkin come in passato avevano fatto Viola e Sensi. A Roma si può vincere, a Roma si può sognare. Così, dopo un anno di ambientamento passato a coprire i folli debiti della gestione precedente, i Friedkin hanno preso Josè Mourinho. Il meglio che questa città poteva desiderare.

In un anno hanno riportato i sold out all’Olimpico, hanno vinto una Conference, hanno rispettato la storia. Anche quella recente. Poi hanno preso Paulo Dybala, uno dei tre migliori giocatori della serie A. Hanno creato un porto visto come punto d’arrivo e non più di partenza. Così Matic, Wijnaldum e Belotti hanno messo in secondo e terzo piano altre offerte. Così Zaniolo si è convinto che non basta il pressing di una grande vecchia come la Juve. Per convincere la Roma ora servono follie, e forse nemmeno quelle. I Friedkin hanno tolto gli aloni, anche gli ultimi ancorati a un’idea di Roma che ha calpestato bandiere, spernacchiato ideali e schifato i trofei. Non ci sono dirigenti alla Baldissoni che insegnano il tifo, non ci sono direttori sportivi logorroici e auto referenziali, non c’è un presidente che twitta parolacce e faccine nemmeno fosse un adolescente su Tik Tok. Ora la Roma è una società seria, forte. E vincente. Sì, anche senza lo scudetto. 

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