Da Torino a Faro: il lungo primo giorno della Joya romanista

Le speranze si alzano all’alba, la Joya pure: la settimana si era chiusa con la convinzione diffusa che il colpo dell’estate da possibile fosse diventato probabile, la notte non ha portato consiglio ma annuncio, e nei bar di mezza Italia si è fatto colazione commentando il passaggio alla Roma di Paulo Dybala. Che alle 9 di mattino è partito da Torino, con l’aereo privato della famiglia Friedkin, direzione Faro: in Portogallo erano ancora le 8, e molti romanisti in loco si sono svegliati con l’argentino già in volo verso la costa Atlantica. Faro è un piccolo aeroporto, che serve più che altro la Gran Bretagna, da cui arrivano buona parte dei villeggianti d’Albufeira: non ci sono voli diretti per Roma, gli italiani destinati all’Algarve atterrano quasi sempre a Lisbona, al limite a Siviglia. E così quando l’acquisto più importante da svariati anni a questa parte è atterrato non c’era un tifoso romanista neppure per sbaglio: è passato talmente poco tra accordo e decollo che nessuno dei (non molti) presenti in terra straniera ha avuto il tempo di decidere di rinunciare al mare per farsi un selfie col nuovo campione portato in giallorosso dai Friedkin. Portato in Portogallo col loro aereo privato: pare che ci fossero anche loro, ma non li ha visti nessuno. Ma tenendo conto che i pochissimi giornalisti presenti da inizio ritiro – un paio di testate hanno provato a metterci una pezza mandando l’inviato dopo la chiusura dell’affare Dybala, ieri pomeriggio – erano tutti partiti verso l’Hospital Particular do Algarve, al seguito del minivan coi vetri oscurati che portava l’argentino alle visite mediche, non bisognava essere Houdini per passare inosservati. Si è visto invece Tiago Pinto, che domenica era a cena a casa dell’argentino prima di imbarcarsi con lui e con i suoi agenti: ad accoglierli all’aeroporto, oltre al fotografo e a uno dell’ufficio stampa, c’era il medico, il dottor Manara. «Sono felice di essere qui», ha dichiarato l’argentino appena uscito dal Terminal, e quando gli è stato chiesto se avrebbe preso la maglia numero 10 di Totti (che da tempo si era detto favorevole) ha risposto: «Non posso parlare, sarà una sorpresa». In realtà l’argentino aveva deciso da tempo che avrebbe tenuto il 21, il suo numero, ma in queste prime amichevoli lo ha preso Matic, e per una questione di correttezza bisognava prima parlare con lui (che lo ha ceduto senza troppi problemi, passando all’8).

Sono state lunghe le visite mediche, più di cinque ore, in un ospedale privato non lontano dall’aeroporto: a Roma durano meno, ma i meccanismi sono più rodati, ed è più facile ottenere una corsia preferenziale allertando per tempo i vari specialisti. Poi nuova breve sfilata davanti ai cronisti, ribandendo la gioia di essere approdato alla Roma, prima di raggiungere i nuovi compagni in albergo. Li ha trovati tutti, perché l’allenamento c’era stato la mattina, ha salutato con affetto Mourinho, quello che ha più insistito per averlo in giallorosso, e Spinazzola, che era stato suo compagno alla Juventus. Gli altri li ha conosciuti a cena, non è ancora andato al campo d’allenamento. Oggi uscirà il comunicato ufficiale: fino a quel momento niente sgambatura né dichiarazioni ai canali del club. Ma mancano pochi dettagli, che verranno limati in giornata: la Joya (che non vuol dire «gioia» ma «gioiello») è un nuovo giocatore della Roma.

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