Ora lo scatto finale

Tutto in una settimana. La Roma prepara due partite decisive e ieri ha partecipato al Uefa Media Day in vista della finale di Tirana scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport. Se per tutti la priorità è arrivare a Tirana senza sottovalutare il Torino, per Chris Smalling la priorità è recuperare dai fastidi muscolari che lo stanno tormentando da qualche giorno. L’inglese è perno imprescindibile della Roma e la sua presenza in finale è necessaria. A parole, però, anche lui pensa prima al campionato: “Siamo pronti per l’ultima partita di Conference, ci siamo preparati per arrivare dove siamo adesso, faremo di tutto per vincerla”. L’Europa, però, inevitabilmente passa anche dalla sfida con il Torino e Smalling lo conferma: “Non abbiamo ancora studiato il Feyenoord perché prima abbiamo un’altra partita, ma dopo Torino l’attenzione sarà rivolta agli olandesi. Li studieremo sia come squadra che come individualità per imparare a conoscerli il più possibile. Il nostro obiettivo è concludere al meglio la stagione e poi essere più regolari in campionato. Quest’anno in alcuni momenti abbiamo avuto un rendimento regolare, in altri abbiamo lasciato per strada punti in maniera sciocca e questo ci è costato il quarto posto”. Sangue e sudore: se c’è un giocatore che in questa stagione ha incarnato perfettamente il pensiero di José Mourinho è Tammy Abraham. Primo anno in Italia, 25 gol e tante giocate che lo hanno reso il simbolo della Roma, nel giorno in cui tutti i giocatore, come da pensiero di società e allenatore, parlano anche del Torino, l’attaccante inglese trasmette tutta la sua voglia di portare a casa il trofeo: “Una finale è sempre una finale, a prescindere che si tratti di un Mondiale, di Champions League o di Conference. Le finali si vogliono sempre giocare e vincere, noi vogliamo farlo per il club e per la città. Ora ci attendono due finali: la prima contro il Torino, poi quella contro il Feyenoord. Non vediamo l’ora”. La ricetta? Sangue e sudore, appunto: “Non è mai facile ambientarsi in un Paese nuovo, ma qui mi sono sentito subito a casa. Per questo ho promesso di ripagare dando tutto me stesso, il mio cuore, il mio sangue e il mio sudore. Il modo migliore per ricambiare tutto ciò sarà sollevare un trofeo. Nel complesso posso dire che giocare in Italia è una delle esperienze più belle della mia vita”.

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