Anno Domini: la Roma di Mourinho è tornata di tutti

“Quel giorno mi ricordo dove e con chi ero”. Capita poche volte nella vita a distanza di mesi o anni di poter dire una frase del genere. A volte avviene per episodi drammatici come l’11 settembre o come quando ricevi quella chiamata che ti spezza il cuore. A volte per momenti bellissimi come il primo bacio o il 17 giugno 2001. In quel piccolo frangente di storia il tempo si ferma, registra tutto e resta in stand-by per una vita. Ricordi le facce, ricordi che tempo faceva, a volte anche come eri vestito. Come alle ore 15 circa di un 4 maggio poco qualsiasi. Quello del 2021, appena un anno fa. Sembrava uno scherzo, una delle tante fake news che intasano a volte i nostri telefoni. La faccia di Mourinho sotto il logo della Roma e la scritta: “La Roma è lieta di annunciare che José Mourinho sarà il nuovo Responsabile Tecnico della Prima Squadra”. Ora ricordate dove eravate giusto?

“Ma che davero?”, abbiamo pensato tutti. Dai bistrot dei Parioli e del centro ai muretti di Tor Marancia e Montespaccato, dalle spiagge di Ostia appena ripopolate ai semafori rossi della Tiburtina. Ricordate il suo arrivo, i murales, tutte le pagine sportive dei giornali mondiali. Quella voglia di rialzare la testa. Ma forse abbiamo dimenticato altre cose dei giorni prima di quel momento. Una era l’Olimpico. Vuoto causa Covid, ma da anni (curva a parte) svuotato di sentimenti e passione tranne che in pochi momenti chiave come nella Champions 2017 o per gli addii di Totti e De Rossi. Oggi si fatica a contenere i sold out. L’altra era il gruppo. Si veniva dalle prese in giro per i sei cambi, dalle liti Dzeko-Fonseca, dall’incapacità di reagire alle difficoltà, dai post felici dopo le sconfitte.

Oggi Mourinho ha plasmato un’altra idea di Roma, quella che unisce l’ambizione di uno dei tecnici più vincenti al mondo al sentimento popolare di una città che covava sotto la cenere un magma di passione. In questi 12 mesi Mou ha strizzato lo straccio. Fuori quei giocatori che non conoscono il dolore della sconfitta. Resa massima da quelli che hanno scelto di migliorarsi nonostante una vita che già rappresenta il meglio per un uomo. Ora Mou ha una squadra, corta. Ma è una squadra. Che non molla fino all’ultimo secondo, che non si fa mettere sotto quasi mai, che lotta nonostante i limiti tecnici. Che ringhia, si rende antipatica, non sopporta soprusi. L’era dei finti complimenti è finita. La Roma sta sulle palle a tanti, e così deve essere. Per renderla davvero Special serve un mercato da Mourinho, per Mourinho. Ma ora c’è il Leicester, c’è in ballo una finale. Per festeggiare un anniversario servono fiori e un vero regalo. Perché un anno non basta, qui servono almeno le nozze di legno.

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