Leicester-Roma, i giallorossi colpiscono e resistono

Di Daniele Lo Monaco – Con una partenza da grande squadra e un secondo tempo di estrema sofferenza la Roma ha compiuto la sua missione di tornare da una semifinale in Inghilterra con un pareggio che schiude la maggioranza delle probabilità di arrivare fino alla finale di Conference League, il 25 maggio a Tirana: al ritorno tra sei giorni all’Olimpico basterà vincere con qualsiasi risultato mentre qualsiasi pareggio porterà le due squadre ai supplementari. Il Leicester invece per arrivare in Albania (ad affrontare la vincente di Olympique Marsiglia-Feyenoord, dopo il primo atto c’è un minimo vantaggio degli olandesi) avrà un solo risultato, da raggiungere lottando contro la Roma e contro i quasi 70.000 tifosi che affolleranno lo stadio. Non facile.

La partita la Roma l’ha messa in discesa scendendo in campo con un atteggiamento subito aggressivo, con pressioni altissime e la giusta attenzione alle transizioni verticali non appena veniva recuperata la palla, e nella prima mezz’ora è capitato spesso. Poi invece la squadra ha progressivamente abbassato il suo baricentro, limitando le pressioni e accontentandosi della difesa del vantaggio fino all’intervallo per attendere poi nuovi suggerimenti da Mourinho. Che all’inizio ha azzeccato ogni mossa, decidendo di non aspettare basso gli avversari, ma cercando di togliere respiro ad ogni manovra, ben conoscendo i loro limiti tecnici e puntando sulla verticalità che quasi naturalmente lo schieramento 3412 garantisce. Tra le versioni più moderata e più aggressiva, come era lecito aspettarsi ha scelto infatti di andarsela a giocare dispiegando tutto il potenziale offensivo, onorando ciò che aveva promesso il giorno prima: «Noi faremo la partita per vincere».

Così sulla prima impostazione delle Foxes ha scatenato alti Karsdorp e il sempre più sorprendente Zalewski direttamente sui terzini, lasciando Abraham e Zaniolo sui centrali, abbassando Pellegrini sul regista Tielemans, prendendo a uomo gli altri due centrocampisti (Dewsbury-Hall e il temuto Maddison) con Mkhitaryan e Cristante, a volte un po’ a disagio nell’uno contro uno per via del gap dinamico, ma sempre bravi a capire un attimo prima lo sviluppo per coprire gli spifferi con la postura giusta, e accettando l’uno contro uno difensivo con Mancini, Smalling e Ibañez sugli attaccanti Lookman, Vardy e Albrighton. Così il palleggio basso veniva proibito e a Schmeichel non restava che alzare i lanci direttamente sulle punte, che spesso andavano a tagliare il campo all’interno per trovare spazi giocabili, sempre seguiti a uomo dai difensori romanisti, puntuali nell’anticipo. La scelta ha pagato perfettamente. Il Leicester si è reso pericoloso solo sui calci piazzati (tra tiri e mischie ha tirato ben 7 corner), ma senza davvero mai impensierire Rui Patricio. Solo Abraham dei giallorossi è sembrato meno attivo, forse per via del giallo all’8° che ne ha frenato un po’ il solito impeto, o chissà per l’emozione di tornare su un terreno di Premier League. Mentre Zalewski ha deliziato i tifosi, con colpi rapidi in progressione, ottime chiusure, lucidità da veterano.

La Roma ha colpito duro indirizzando la partita al 15°: Zaniolo è uscito da una mischia sotto la tribuna principale (quella opposta a quella delle riprese televisive) e ha servito con un gran lancio Zalewski dalla parte opposta che è partito dritto, si è accentrato e ha servito con perfetto tempismo Pellegrini nel taglio esattamente come aveva fatto con Zaniolo con il Bodø, e a sua volta Lorenzo ha battuto Schmeichel stavolta non con una scucchiaiata, ma con una rasoiata rasoterra sotto le gambe del portiere. Mentre il settore con i 1600 tifosi della Roma impazziva, il Leicester accusava il colpo, sbandava e perdeva ulteriori riferimenti nel palleggio, con i giallorossi sempre pronti ad approfittarne, purtroppo non con la necessaria lucidità in rifinitura. Così a turno prima Zaniolo, poi Mkhitaryan tre volte (la prima scivolando) e alla fine Pellegrini (che ha sprecato un magnifico duetto ancora con Zalewski facendosi intercettare l’assist) hanno sbagliato proprio l’ultimo passaggio. Uscito Castagne al 21° per il riacutizzarsi di un infortunio muscolare (dentro Justin), il Leicester si è riorganizzato ed è diventato via via più pericoloso. Al 29° Abraham ha sbagliato male un appoggio in difesa e ha scoperto il fianco all’ingresso in area a sinistra di Lookman su cui ha salvato Smalling con una scivolata disperata. Poi è arrivato un paio di volte al tiro Maddison sbagliando la mira e si sono creati mischioni senza esito.

La Roma è rientrata in campo senza cambiare l’abbrivio del finale del primo tempo e questa è sembrata una colpa. Mourinho e Cristante a fine partita hanno detto che un po’ per l’atteggiamento degli avversari e un po’ per scelta pigra le linee si sono abbassate quasi naturalmente, così Karsdorp e Zalewski non andavano più a pressare i terzini ma restavano bassi a tenere gli esterni alti, dando conforto ai tre difensori che potevano ammassarsi al centro senza rischiare più, ma di fatto consegnando la partita al dominio inglese. Ogni possesso del Leicester terminava inevitabilmente con un cross o con una conclusione perché di spazi fino alla trequarti avversaria se ne trovavano adesso in quantità e ogni rielaborazione di manovra per la Roma, sia rubando il pallone agli avversari, sia ad azione finita, era meno puntellato rispetto al primo tempo perché gli esterni erano inevitabilmente più bassi e davanti stavolta il pallone poteva arrivare solo lanciando lungo. Al di là di tutto, l’impressione è stata che a Mourinho tutto questo andasse bene e così anche le sostituzioni non sono arrivate, se non nella parte finale del tempo (tranne quella obbligata di Mkhitaryan, con Veretout, per via dell’infortunio muscolare occorso all’armeno). Tatticamente non è cambiato niente, ma tecnicamente la manovra giallorossa non è certo migliorata. Rodgers ha risposto aumentando il suo potenziale offensivo, inserendo Iheanacho per l’irriconoscibile Vardy e Barnes per Albrighton.

Dai e dai il varco il Leicester l’ha trovato: Ibañez ha anticipato Iheanacho servito in area da Barnes, ma si è allungato il pallone e lo stesso esterno gliel’ha rubato arrivando fino a fondo campo da dove ha potuto scegliere il servizio migliore per Lookman, alla fine il più pericoloso dei diversi attaccanti di Rodgers, che sulla linea, con la disperata opposizione di Mancini, ha potuto deviare la palla in rete. Mourinho ha allora tolto Zaniolo per rinforzare la metà campo con Oliveira, scegliendo il più compatto 352. Il Leicester ha costruito un paio di occasioni potenzialmente pericolose aggirando sempre gli esterni, soprattutto sul lato di Zalewski, o rubando il pallone (a Cristante) in pressione, ma o le conclusioni sono state approssimative o ci è arrivato Rui Patricio allungandosi in tuffo. In transizione è stata allora la Roma a regalarsi il brivido dell’occasione per vincerla, con l’unica grande giocata azzeccata da Abraham che ha prina difeso la palla contro tre difensori e poi ha servito Oliveira di tacco, bravo e sveglio Schmeichel a deviare in corner sul tiro del portoghese. Nel finale sono entrati anche Felix e Viña per gli stanchissimi Pellegrini e Zalewski ed è trascorso senza brividi il tempo fino al triplice fischio.

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