Tammy sempre di più: Abraham al centro del progetto

Diciotto gol in trentatré presenze. Ovvero 0,55 reti a partita in media. Tanto basterebbe a definire i due terzi di stagione di Tammy Abraham ben oltre le aspettative. Perché sono pochi gli attaccanti provenienti da campionati esteri che vantano numeri simili al primo anno in Serie A, pochissimi alla stagione d’esordio in giallorosso. E anche uscendo fuori dai confini italiani, il numero 9 romanista può suscitare invidia nei suoi connazionali, nessuno dei quali è riuscito a raggiungere le sue cifre complessive finora. Fra gli stessi inglesi arrivati a giocare nel nostro campionato, l’ex Chelsea è già lanciatissimo nella top ten dei marcatori di ogni tempo, non lontano dal podio occupato da Hitchens, Platt e Francis, tutti comunque con molte più presenze di lui.

Un acquisto più che centrato quello del ventiquattrenne londinese, che fra gli arrivi delle ultime sessioni di mercato è senza dubbio il giocatore che ha inciso di più. Ma fermarsi ai gol per focalizzare la centralità di Abraham nella Roma sarebbe riduttivo. Fin dalle primissime apparizioni con la maglia giallorossa, Tammy ha mostrato di essere un centravanti atipico, o se si preferisce moderno: gioca con e per la squadra e non è raro trovarlo in zone di campo che in teoria non sarebbero di sua pertinenza. Anche nell’ultima giornata in casa del Sassuolo, più volte si è sacrificato in copertura, denotando tenuta atletica fuori dal comune oltre alla consueta generosità. Abnegazione impreziosita da quanto accaduto in settimana: a poche ore dal match il suo utilizzo era ancora in dubbio per la noia alla coscia rimediata nel precedente impegno di coppa contro l’Inter, che lo ha tenuto fuori dalle sedute di gruppo fino all’immediata vigilia della trasferta al Mapei.

Qualità queste che non possono passare inosservate agli occhi di un tecnico attento all’aspetto caratteriale come Mourinho. Non è un caso che per lo Special One si tratti di un vero e proprio elemento insostituibile, anche se non è al meglio. Da quando ce l’ha a disposizione in una sola partita è rimasto fuori, ma giocoforza: per squalifica, nella sfida di campionato ancora coi nerazzurri allenati da Inzaghi. Che poi la sua assenza abbia coinciso con una delle prestazioni più deficitarie della stagione, appare indicativo della sua incidenza sulla squadra. E dell’importanza di Tammy sono consapevoli anche i compagni, che lo cercano con sempre maggiore insistenza, perché servire nei pressi della porta uno con le sue doti non è mai una cattiva idea. Lo stesso suo peso all’interno del gruppo è cresciuto, come s’intuisce dalla gestualità in campo (e dall’accettazione dei suoi rimbrotti). Sabato col Verona ritroverà anche Zaniolo, al rientro dopo il turno di squalifica. Con il numero 22 forma una coppia di altissima qualità, dotata di tecnica e forza fisica. La sintonia fra i due è in crescita e ora che anche Pellegrini è tornato a disposizione dopo l’infortunio e che Mkhitaryan attraversa un momento di forma eccellente, gli sbocchi offensivi possono moltiplicarsi davanti al pubblico dell’Olimpico. Peraltro fra Abraham e i romanisti il feeling non è mai mancato: sbocciato a prima vista per la sua dedizione; cresciuto quando è stato sorpreso dalle telecamere a intonare l’inno; ulteriormente rinsaldato dall’ultimo episodio, quando il 9 ha incrociato alcuni tifosi in un ristorante dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia e per chiedere scusa ha offerto loro la cena. Piena empatia. Come piace a Mou.

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