Roma-Genoa: un Abisso ferma Zaniolo e i giallorossi

La Roma,scrive Daniele Lo Monaco, ha due problemi: uno, quello che può provare a risolvere direttamente, è che la squadra non fa tutto quello che deve fare per vincere le partite. Il secondo, su cui invece più si prova a fare qualcosa e meno lo si risolve, e che non è simpatica a chi dirige le partite. Il combinato disposto di questi due problemi ha impedito alla squadra giallorossa di battere il Genoa, una delle peggiori squadre della nostra serie A, rinvigorita quantomeno nello spirito dal tedesco Blessin, ma ugualmente povera di iniziativa e di valore tecnico. Di sicuro la Roma ha perso una ghiotta occasione per rosicchiare punti agli avversari alla 24ª giornata di campionato (e si è visto nelle successive partite di Milano e di Firenze quanto sarebbero stati utili) e continua nel suo andamento stagionale caracollante, perennemente sospesa tra il trampolino di lancio e la cocente disillusione.

Si ferma dunque a tre il conto delle vittorie consecutive e si brucia la possibilità di fare bottino pieno in questa striscia di calendario apparentemente favorevole, alla vigilia della sfida di martedì in Coppa Italia con l’Inter quasi proibitiva, alla luce più di quello che è successo all’andata che di quello che si è visto ieri sera a San Siro. Fa male a ripensare a Zaniolo che un minuto prima correva felice osannato dalla Sud davanti agli obiettivi dei fotografi che ne avrebbero rilanciato l’immagine di romanista felice sui giornali di tutto il mondo e pochi istanti dopo era umiliato dal rosso di Abisso, l’uomo che con la complicità dell’addetto al Var Nasca ha tolto a Nicolò la soddisfazione di un gol meraviglioso davanti agli occhi del c.t. Mancini (e pure di Francesco Totti e di Damiano dei Maneskin, due che dispensano, dunque apprezzano, ogni arte figurativa) e alla Roma la soddisfazione di una vittoria così sofferta. Il gol arrivato al 91º di una partita che la Roma ha giocato solo nel secondo tempo e comunque sempre accompagnata dai poderosi strappi del numero 22, è stato infatti annullato per via di un pestone di Abraham a Vasquez 11 secondi prima del gol di Zaniolo, pestone che era stato giudicato corretto dall’arbitro prima che il suo collega, mentre la sud esultava con Nicolò, non lo richiamasse a una verifica sul campo. E fa male, anzi fa rabbia, vedere come il Milan abbia poi vinto il derby serale sfruttando un intervento chiaramente falloso di Giroud a rubare il pallone a Sanchez non sanzionato da nessuno perché valutato corretto “sul campo” dall’arbitro. Ancora una volta dunque una decisione fuori dal campo ha impedito alla Roma di far sua una partita che comunque a quel punto aveva meritato. Semmai si può discutere sul perché la squadra giallorossa fosse arrivata al 90º sullo 0-0 contro una delle peggiori formazioni della serie A: e questo ha a che fare con meccanismi di gioco ancora troppo lasciati alla responsabilità individuale.

Si era capito presto del resto quale fosse il tratto distintivo del nuovo Genoa di Blessin: aggressione feroce in ogni zona del campo e scarse concessioni ai ricami in palleggio, nessuna costruzione dal basso, rinvii del portiere e lotta sulle seconde palle, un gruppetto di soldatini che dovranno conquistare la salvezza con tanto agonismo, ma di sicuro poca traccia di bel gioco. E la Roma, che non è esattamente una squadra votata al gioco offensivo, ma che si trova assai meglio quando può impostare di rimessa, è rimasta impigliata nella rete, tanto che nel primo tempo i tiri nello specchio sono stati appena due (a due) a dispetto di un possesso palla decisamente più elevato per i giallorossi (64% a 36%). Spettacolo non esaltante insomma, come spesso succede quando una squadra oppone tanto agonismo e l’altra non sa uscire in un palleggio fluido, a causa principalmente della scarsa dimestichezza tecnica dei tre difensori e della limitata mobilità dei due centrocampisti in regia (Cristante soprattutto, più basso di Oliveira, a sua volta più basso di Mkhitaryan, a disegnare un 352 che a volte sfociava nel 3412), mentre le due mobilissime punte (Zaniolo e Abraham) venivano spesso incontro al pallone proprio per dare sponda alle uscite precarie dalla retroguardia. Il genio muscolare di Zaniolo, dopo una settimana di starnazzamenti sul suo futuro, è stato per tutto il primo tempo l’unico elemento che pareva in grado di rompere l’equilibrio: e così sarà fino alla fine. Nicolò ci ha provato tre o quattro volte a indirizzare la gara già nel primo tempo, inesauribile fonte di energia verde al servizio della squadra, senza che Vasquez, suo riferimento diretto in fascia, né Badelj o Sturaro (i due mediani di Blessin) o Vanheusden in zona più profonda riuscissero mai a fermarlo. Il Genoa nel 4231 si compattava soprattutto in non possesso, con qualche limite di rifinitura nella batteria di trequartisti, da destra il ventisettenne ghanese di nascita e passaporto Ekuban, al centro l’aquilotto zebrato Manolo Portanova (figlio d’arte, cresciuto nella Lazio e non sbocciato nella Juventus), a sinistra il ghanese di passaporto italiano Kelvin Yeboah, ventunenne poderoso ma ancora acerbo. Davanti invece Destro l’ha presa poco per via della marcatura assai rigida di Smalling. Più in difficoltà a trovare l’intervento pulito hanno avuto Mancini (ammonito al 37°) e Ibañez.

Nel tabellino del primo tempo pochi episodi: dopo qualche schermaglia iniziale (un numero di Zaniolo fermato sul più bello, un colpo di testa di Ekuban deviato da Rui Patricio, un destro di Smalling contrato dopo sviluppo da punizione laterale), il primo vero strappo c’è stato al 32° con una combinazione tra Mkhitaryan e Sergio Oliveira, col tiro dell’armeno ritardato e quindi respinto da Vanheusden. Al 35° uno show di Zaniolo, in dribbling irresistibile su tre avversari, si è tradotto in un assist per Oliveira tradito però dalla rotazione del pallone, sullo scarico tardivo per Maitland-Niles, preferito a Viña nello schieramento iniziale, è arrivato facile il contrasto della difesa. Al 36° pericoloso il Genoa con una punizione respinta da Smalling, poi scudo umano sulla ribattuta di Vazquez, con terzo tentativo alto di Yeboah. Al 39° ancora Zaniolo di forza ha travolto il Genoa per poi servire Maitland-Niles purtroppo in fuorigioco (e comunque Abraham, non avrebbe trovato la deviazione giusta per segnare), al 40° ennesimo prodigio di forza di Zaniolo con intelligente taglio dentro la difesa per Sergio Oliveira che si è lasciato ingolosire dal tiro di sinistro (sull’esterno della rete) quando avrebbe più facilmente potuto servire Abraham al centro dell’attacco. Prima dell’intervallo Bani si è dovuto arrendere per un infortunio muscolare ed è stato sostituito da Ostigard.

Un occasione per Felix nella ripresa (As Roma via Getty Images)

A cambiare l’abbrivio della partita sono stati invece due cambi di MourinhoEl Shaarawy al posto di Maitland-Niles e Felix al posto di Oliveira, con Mkhitaryan più basso accanto a Cristante, e Zaniolo a trequarti dietro due punte. Già al 10° Smalling di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo avrebbe dovuto segnare (il guardalinee segnalerà il fuorigioco, ma a rivedere il replay ci sarebbe stato bisogno della geometria per definirne la regolarità), poi con i due nuovi entrati la Roma ha davvero cambiato marcia, il Genoa si è abbassato ulteriormente e sono fioccate le occasioni, con il rammarico delle conclusioni sempre fuori dallo specchio (l’unico tiro in porta è stato quello di Zaniolo poi annullato!). Ci hanno provato El Shaarawy, lo stesso Zaniolo, Felix, Mkhitaryan, con scarsa mira da situazioni davvero favorevoli, e quando poi finalmente la porta è stata centrata (destro di Abraham su retropassaggio di Karsdorp) è stato Ostigard a deviare la traiettoria alzandola oltre la traversa. Poi il norvegese è stato espulso quando ha placcato Felix, lanciato ormai verso la porta, prendendolo per il collo. Blessin ha allora ulteriormente abbassato il baricentro togliendo i suoi esterni offensivi Ekuban e Portanova per inserire i più difensivi Maksimovic e Melegoni e schierandosi con il 441. La Roma ha un po’ abbassato il ritmo e tra i giocatori è prevalso un po’ di egoismo: ognuno voleva essere l’eroe della serata. È entrato Veretout per Karsdorp a disegnare un 343 molto offensivo. Al 41° El Shaarawy si è fatto ingolosire dal tiro (sballato) dopo uno splendido coast to coast su azione di calcio d’angolo per i genoani e al 45° è arrivato il prodigio di Zaniolo, con il tristissimo epilogo già raccontato.

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