Il primo tempo di Empoli deve essere il punto di partenza della Roma che verrà

Tutto in novanta minuti. Il sogno e la paura. Il sorriso e la preoccupazione. Il gioco e gli errori. La personalità e l’ansia. L’allenatore e lo psicanalista. Inspiegabile, se non fosse la nostra Roma. Che, purtroppo, di improvvise sparizioni in campo nella sua storia ne ha messe insieme pure troppe. Anche quando, per chi non è romanista, non ci sarebbe neppure un segnale a far crescere la preoccupazione. Come ieri a Empoli dopo quarantacinque minuti mai giocati così bene in questa stagione, contro la squadra di Andreazzoli letteralmente presa a pallonate. Quattro gol, minimo un altro paio sfiorati, un rigore (tanto per non perdere l’abitudine) non fischiato. Applausi. Pressing alto con movimenti di tutti i giocatori che uno non si spiega perché prima non fossero mai o quasi stati visti. Velocità. Uno, massimo due tocchi, avendo sempre in testa l’idea di puntare la porta avversaria. Verticalità. La sensazione di una squadra finalmente sbocciata. Abraham padrone dell’area di rigore. Zaniolo che fa Zaniolo regalando pure qualche effetto speciale. Maitland-Niles che complice postura e abbigliamento ci ha fatto tornare in mente quel Toninho Cerezo che abbiamo amato come pochi altri e che alla mezzanotte di Capodanno sta dormendo perché è un professionista. Smalling padrone della difesa. Mkhitaryan che quando strappa con il pallone tra i piedi è un piacere per gli occhi. Sergio Oliveira che sembra stare qui da un paio d’anni piuttosto che da un paio di settimane, l’uomo giusto al posto giusto, pure in area di rigore, secondo gol, primo su azione. Insomma, la Roma più bella della stagione. Devastante, nel collettivo e nei singoli, al punto da regalarci un intervallo quasi tranquillo.

Cioè la Roma che, con le aggiunte di questo mercato di gennaio ancora in corso, è nella testa di Mourinho, capace di esaltare le qualità dei giocatori, in grado di fare la faccia cattiva quando ce ne è bisogno, bella e possibile come l’hanno sempre immaginata i suoi straordinari tifosi, pure ieri, nonostante le restrizioni, presenti a Empoli in un angoletto del Castellani, tifosi che alla fine del primo tempo avevano la faccia delle vittorie migliori. Una Roma a questi livelli in precedenza l’avevamo vista soltanto a Bergamo contro l’Atalanta, peraltro in una partita dallo sviluppo tattico assai differente, oppure nella prima ora contro la Juventus prima che quei maledetti sette minuti spedissero al cesso tutto quello che di buono era stato fatto (ripensateci, immaginate se quei sette minuti non ci fossero stati e, se ci riuscite, andate a vedervi come sarebbe stata la classifica). E’ vero, il modo di giocare dell’Empoli, è perfetto per le caratteristiche di questa Roma che, negli spazi, ha tutte le qualità per fare male. Ma questo non toglie che la Roma del primo tempo è stata la migliore di questa stagione. Poi, tutto il contrario, come se qualcuno avesse spinto un interruttore togliendo la luce. In un secondo tempo che, credeteci, non vedevamo l’ora che finisse. Che qualcosa fosse cambiato, si era capito già prima del fischio d’inizio della ripresa. Ritardato. Perché mentre l’Empoli stava già in campo e dava l’idea di non vedere l’ora di riprendere a giocare, i giallorossi ci hanno messo una vita a ripresentarsi sul terreno di gioco. Oltretutto quasi uno per volta, quasi che considerassero inutile o quasi giocare i pure regolamentari restanti quarantacinque minuti. Strano.

Al punto che Mourinho quando si è ripresentato in campo, si è preso tutte le colpe, scusandosi con lo staff dell’Empoli e con i direttori di gara per quel ritardato ritorno in campo. Fischio d’inizio. E’ stata tutta un’altra Roma. Come se fosse impreparata, nonostante le parole di Mourinho nell’intervallo che aveva avvertito che la partita tutto era meno che finita. Pasticciona. Incapace di gestire con disinvoltura un pallone. Distratta. Improvvisamente stanca perché i giallorossi arrivavano sempre secondi sul pallone. Il risultato è stato quello di incassare due reti, subire un altro paio di spaventi. Conseguenza probabilmente della convinzione di aver già chiuso gioco, partita e incontro, della gioventù di diversi giocatori che hanno ancora troppo poco calcio alle spalle, dei precedenti, tipo partita contro la Juventus, che in questa Roma riappaiono come sinistri fantasmi ogni volta che capita di dover metabolizzare qualcosa che è andata storta. Alla fine, comunque, meritatissimi, sono arrivati i tre punti contro un Empoli che in stagione ha battuto Juventus, Napoli, Fiorentina, pareggiato con la Lazio. Ora sarà necessario tenere bene a mente i primi quarantacinque minuti di ieri. Quelli in cui si è vista la Roma che sarà. Quelli che devono essere dilatati a sessanta, settanta, ottanta. Quando avverrà, ci sarà da divertirsi.

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