L’esempio di Kumbulla valga per tutti gli altri

Si è detto tante volte di come José Mourinho abbia scelto un suo gruppo di fedelissimi, affidandosi a loro, spremendoli e rischiando di non valorizzare le cosiddette seconde linee. Vero ma è anche vero che, con pazienza e tanto lavoro, si può rientrare nelle grazie dello Special One. Non saranno dello stesso avviso Borja Mayoral Villar, costretti a emigrare in Spagna per giocare, ma può invece dirlo Max Kumbulla. Era anche lui tra gli epurati dopo la disfatta in terra norvegese contro il Bodø/Glimt. Al contrario degli altri, Kumbulla ha continuato a lavorare per crescere e migliorare e Mourinho l’ha pubblicamente apprezzato dopo la partita contro il Cagliari, definendolo il migliore in campo e ammettendo di aver perso fiducia in lui dopo la gara contro il Bodø/Glimt ma sostenendo che Kumbulla ha accettato con umiltà tutte le critiche.
Quindi, non è vero che se Mourinho mette una pietra sopra un giocatore allora per quel calciatore è finita. Serve anche che si incastri il destino perché Kumbulla ha giocato per l’indisponibilità di Smalling e Ibanez ma l’albanese, al contrario di altri, si è fatto trovare pronto. E questo è il paradigma del Mourinho pensiero: “Siete voi a dovervi adattare a me, non il contrario”. Non c’entra nulla l’ego, ovviamente, ma è una questione di mentalità. Devono essere i giocatori a oltrepassare i propri limiti per crescere, non l’allenatore ad abbassare i suoi standard, perché sono proprio i calciatori ad andare in campo e a determinare, con i loro comportamenti e le loro giocate, le fortune di una squadra.
Mourinho, per vincere e per costruire una mentalità vincente, ha bisogno di questo: di gente che non si scoraggi, che non si abbatta ma che reagisca se colpita, che voglia migliorare, crescere, anche solo per dimostrare all’allenatore di essersi sbagliato. Gente umile ma di carattere e con gli attributi al posto giusto. Per tutti gli altri, non c’è posto.

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