L’ira dei Friedkin

Non parlano. Ma s’incazzano e chiediamo scusa per il francesismo. S’incazzano perché Dan e Ryan Friedkin non riescono a capire. In particolare,scrive Piero Torri, il metro arbitrale con cui si sono confrontati nella loro prima stagione da proprietari della Roma. Non hanno, ovviamente, memoria di precedenti, come qualsiasi altro tifoso romanista, che in qualche misura una risposta gliela potrebbero dare. E allora fanno davvero fatica a capire come mai l’intervento di Dumfries a San Siro contro la Juventus sia stato segnalato dal Var e poi trasformato in calcio di rigore, mentre lo stesso intervento subito da Lorenzo Pellegrini nella sfida contro il Milan non sia stato preso neppure in considerazione dal Var. Per chi ha un minimo di confidenza con la cultura degli sport americani, non è così difficile capire lo stupore (eufemismo) della proprietà giallorossa. Cultura che ha il massimo rispetto degli arbitri, sapendo che possono essere supportati dalla tecnologia per limitare gli errori. Cosa che con il Var è arrivata anche nel nostro calcio, ma qualche volta funziona a singhiozzo. Per dire. La decisione arbitrale che più ha fatto imbufalire Dan e Ryan nella partita contro il Milan, è stata quella dove Maresca dopo essere stato richiamato dal Var per rivedere il (presunto) fallo di Ibanez su Ibrahimovic, ha visto la conferma del tiro dagli undici metri. C’erano le immagini a dire il contrario, eppure Maresca (che è stato fermato dai vertici arbitrali) ha ribadito la sua decisione. Questo episodio con il Milan (e non solo), più tutto il pregresso (Udinese, derby, Juventus) in casa Friedkin ha fatto maturare la decisione che era ora di far sentire la loro voce. Non la loro, ma quella del numero uno dell’area sportiva Tiago Pinto che, come sappiamo, lunedì sera in un’intervista televisiva ha fatto conoscere il pensiero della Roma e dei suoi proprietari a proposito delle vicende arbitrali. Il presidente giallorosso, peraltro, non ne fa un problema soltanto limitato alla sua (e nostra) Roma. Ne fa una questione di credibilità dell’intero sistema calcio italiano. Partendo dal fatto che la ripetuta disparità di giudizi su vicende di calcio molto simili, non può essere concepibile per un calcio che vuole diventare sempre più appetibile anche per i mercati stranieri.

Anche su tutte queste problematiche, i Friedkin rifletteranno a Londra dove si sono trasferiti per tre giorni (rientreranno giovedì per la partita di Conference League contro il Bodo). Una tre giorni di lavoro nella capitale inglese anche per fare il punto su quello che si dovrà fare nel prossimo mercato di gennaio. Con José Mourinho la settimana scorsa c’è stato un sereno confronto a proposito di quello che si dovrà fare per migliorare, allungare e consolidare la rosa giallorossa. Sconosciute le richieste del tecnico portoghese, anche se difficilmente si sbaglia se si pensa che il portoghese abbia chiesto un centrocampista, un difensore e un esterno. I Friedkin, soprattutto, hanno voluto sapere il target (il costo) dei giocatori richiesti dallo Special One. L’intenzione della società è quella di provare ad accontentare il suo allenatore. E crediamo di non sbagliare neppure qui se sosteniamo che a gennaio due giocatori arriveranno con due che andranno via (Villar, Diawara, Reynolds, forse Perez in caso di un’offerta importante). Operazioni che farà Tiago Pinto, ma non in questi giorni a Londra. Nel senso che la notizia, diffusasi nelle ultime quarantotto ore, di una trasferta londinese del gm giallorosso, non è vera. Pinto fino a ieri tardo pomeriggio era a Trigoria. Intanto, sempre a proposito di società, c’è da dire che è diventato operativo il nuovo amministratore delegato Pietro Berardi (l’ufficialità della carica con tanto di deleghe ci sarà il prossimo 26 novembre in occasione della già convocata assemblea dei soci). Il nuovo Ad, descritto come persona molta pratica e decisionista, in questa sua prima fase di lavoro si concentrerà soprattutto sulla parte commerciale (leggasi ricavi) che dovrà garantire maggiori introiti nei prossimi anni. Il suo trasferimento a Roma è quasi concluso, dovrà fare soltanto una nuova doppia trasvolata atlantica, per chiudere le ultime cose a New York dove aveva la precedente base operativa come Ceo della Pirelli per il Nord America. Quello di Berardi probabilmente non sarà l’ultimo arrivo in società. Si sta valutando, con sempre maggiore attenzione, la possibilità di prendere un uomo di calcio (griffato Roma) che possa supportare i rapporti con le istituzioni e far da filtro tra squadra e dirigenza. Nel marzo scorso, in occasione di un pranzo a Trigoria, si era trovato un accordo con Damiano Tommasi. Accordo poi saltato perché bocciato dall’allora ad Guido Fienga.

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