La difesa è un anello debole.

Non puoi segnare due gol in trasferta e perdere o pareggiare, in certe situazioni devi solo vincere. Questo concetto è stato espresso da José Mourinho dopo la sconfitta di Verona, identica nel punteggio a quella del derby giocato per calendario fuori casa, e racconta la fragilità difensiva della Roma, ancora troppo inaffidabile per pensare di guardare la classifica con il naso all’insù. Del resto è stato sempre lui, Mourinho, a sottolineare la necessità di pazientare, di mantenere equilibrio, di non volare alto con la fantasia. 

Al netto della questione arbitrale, che la Roma giudica dirimente nel risultato del derby, la squadra è sembrata spesso in affanno perché spaccata in due tronconii quattro attaccanti, un lusso forse contro la Lazio che se la spassa in contropiede, non coprivano quasi mai, lasciando gli altri sei giocatori di movimento in balia dei veloci palleggiatori laziali. La formazione è sembrava in effetti molto sbilanciata, in assenza dello squalificato Pellegrini che è più centrocampista di Mkhitaryan.

Da incubo è stata la partita di Gianluca Mancini, che non ha potuto festeggiare il derby da capitano: Milinkovic, Immobile, Pedro lo hanno mandato in tilt. Vina, recuperato all’ultimo secondo dopo appena un allenamento, ha offerto pochissimo alla fase offensiva ed è stato un fuscello contro Felipe Anderson. Del quartetto difensivo il migliore è stato Roger Ibanez, non solo per il gol, il primo in assoluto in Serie A.

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