Siamo tutti Fedayn

Di Gabriele Fasan – Tutta la curva, tutto lo stadio. Fermi tutti: entrano i Fedayn. Applausi, prima, e il classico coro, dopo: Fe-Fe-Fedayn. Emozioni. Possiamo chiamarle solo così. È il preambolo a Roma-Hellas Verona di ieri sera. Un corpo unico, nel nome del tifo giallorosso, ferito dai fatti di Belgrado che hanno seguito quelli del post Roma-Empoli. Lo storico gruppo della Sud, parte alta, subito sotto il tabellone (“muretto” in vetro  dello spicchio a loro dedicato vuoto), è entrato solo pochissimi minuti prima dell’inizio della gara, mentre suonava, “Mai sola mai”, la canzone di Marco Conidi, solo per una volta un po’ sfumata di volume per permettere al pubblico di vivere uno dei momenti di tifo (giallorosso) più belli degli ultimi anni. Un unico. Mai soli mai, i Fedayn.

Un clima surreale quello della serata di ieri. Con i 61.009 dell’Olimpico un po’ silenziosi, per la verità, con la curva influenzata nell’apporto anche vocale dagli eventi extra-campo degli ultimi giorni. Con il coro che ha unito tutta la curva, specialmente nella parte finale della partita, “super fantastica”. “Siamo tutti Fedayn” e un coro per Roberto Rulli, uno dei fondatori del gruppo, andato via troppo presto (come Mortadella, storico tifoso scomparso a febbraio 2011 e ricordato in Tevere). Si è chiusa così la serata, con il quadretto finale di una squadra “testaccina” che si è riunita verso la sud a capannello attorno a lui, José Mourinho. Rabberciati, ma tutti uniti. Come la Sud. Per la vittoria, per la Roma.

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