Abraham è una garanzia: nella Roma l’inglese è fondamentale

Di Lorenzo LatiniIl vero imprescindibile, oltre a Mkhitaryan, è lui: Tammy Abraham. Il centravanti inglese è fondamentale nella Roma di Mourinho, e i numeri che ha collezionato fino a questo momento lo dimostrano. Nell’anno solare in corso, nessuno in Italia ha partecipato attivamente a un numero maggiore di gol: l’ex Chelsea ha contribuito a otto reti, tra centri personali e assist per i compagni. Il primato è condiviso con la punta centrale dei rivoli storici, Ciro Immobile: per entrambi, 7 gol e un assist.
Non male, per un calciatore di 24 anni alla prima esperienza in Serie A, un campionato che storicamente si è sempre rivelato ostico soprattutto per chi proveniva da oltremanica. Tammy invece ha ingranato subito o quasi e, se nella prima parte di stagione la maggior parte dei gol erano arrivati in Conference League, dall’inizio del 2022 sta dimostrando un gran feeling con la porta anche in campionato. E quando – come accaduto contro il Verona – non riesce a trovare la via del gol, Abraham si rivela comunque utilissimo: gioca con e per i compagni, fa a sportellate con i difensori avversari, li pressa, li insegue anche nella nostra metà campo e sa dare una mano nella difesa sui calci piazzati. Il tutto, condito dal grande feeling con i tifosi: un’empatia totale fin dai primi giorni, coltivata e confermata con la gestualità nei confronti della Curva Sud o del settore ospiti.

La svolta nella stagione del numero 9, perlomeno per quanto concerne il campionato, è stato senza dubbio il poker di Bergamo: prima doppietta in campionato, successo roboante (la più bella vittoria, finora, della Roma di Mourinho) e la sensazione che qualcosa si sia definitivamente sbloccato nella testa e nei piedi di Abraham. Da quel momento in poi: gol al Milan, gol alla Juventus, assist e gol in Coppa Italia contro il Lecce, doppietta ad Empoli e rete (la prima su rigore da quando è a Roma) al Mapei contro il Sassuolo.
In media, una rete ogni 148′. Già, perché il minutaggio è un altro degli aspetti che raccontano meglio la centralità di Tammy nell’undici giallorosso: in campionato ha saltato soltanto 211′ (90′ dei quali con l’Inter all’Olimpico, quando era squalificato); nelle ultime sette partite è sempre stato presente per 90′. Numeri che fanno del ventiquattrenne londinese il sesto calciatore di movimento del nostro campionato più utilizzato: escludendo i portieri, soltanto Di Lorenzo, Candreva, Gian Marco Ferrari, Joao Pedro e Maxime Lopez hanno totalizzato un minutaggio maggiore. Soffermandoci sulla sola Serie A, Abraham ha firmato 11 dei 44 gol totali della Roma: il 25% tondo, un quarto. È, inoltre, tra i calciatori che hanno effettuato più tiri (68) e quello che ha colpito più legni (4 assieme ad Arnautovic).
Numeri importanti, che giustificano l’importante investimento effettuato in estate per portarlo a Roma. Ma la dote migliore di Tammy è che non si accontenta: se Mourinho, alla vigilia dell’ultima gara, ha detto di aspettarsi ancora di più da lui, l’inglese stesso ribadisce a spron battuto di voler migliorare. «Mou mi sta insegnando – ha detto qualche mese fa – a diventare un mostro». La strada è quella giusta, sempre nell’ottica dell’interscambio di cui ha parlato José: «Lui deve aiutare la squadra a fare meglio, e la squadra deve aiutare Abraham a fare meglio». Il 9, dal canto suo, non fa mai mancare l’impegno: se riuscirà a diventare ancor più prolifico, sarà davvero un’arma letale.

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