L’ambiente di Roma-Verona: ci credono solo Mou, lo stadio e i ragazzini

Trentacinquemila, o quasi. Per la precisione 34.777 (per un incasso di 317.297 euro). Ancora una volta, scrive Gabriele Fasan,  un atto di fede. Sì, perché la fede ci vuole per essere sempre al fianco di una squadra vuota, ben al di sotto del monte ingaggi, che certo non è da settimo o da ottavo posto, ma che questo sta dimostrando sul campo, al netto di atteggiamenti arbitrali penalizzanti o irritanti, come quello di ieri sera del solito signor Pairetto, figlio d’arte, che ha indispettito tutti dal primo all’ultimo minuto, con fischi incomprensibili e concedendo ai veronesi di perdere tempo ogni volta che il gioco si fermava.

Compreso Mourinho, che, espulso per aver calciato una palla in tribuna, si è preso la standing ovation dell’Olimpico nonostante la delusione. Una delusione figlia di un primo tempo horror della Roma, che però non ha mai domato lo spirito dei sostenitori giallorossi. “Forza la Roma, alé alé forza Roma”, sulle note di Guantanamera, ha cantato per mezz’ora la Sud per arrivare al gol di Volpato. Un incoraggiamento costante per arrivare al pareggio di Bove che ha fatto impazzire tutti, soprattutto la mamma e il papà commossi in tribuna a fine partita.

I tre ragazzi, Zalewski incluso che ha vivacizzato la manovra sono stati gli unici esentati dai fischi sonori dello stadio a metà tempo e alla fine. Sotto gli occhi delle due bandiere, Totti – ancora una volta ospite dei Friedkin e che ha postato su Instagram una foto della Sud con scritto «Fino alla fine con voi» – e De Rossi, in veste di uomo Figc, che si è messo vicino all’amico a seguire la sua Roma. Il cuore, almeno, ha avuto qualche carezza.

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