Un anno senza Gigi Proietti: l’artista che più ci manca

Un anno fa l’ultimo colpo di teatro degno di Shakespeare. Gigi Proietti se ne andava il 2 novembre 2020 nel giorno del suo compleanno, una “mandrakata” avrebbe detto con la sua meravigliosa autoironia. Un artista, un mostro sacro, un vero mattatore, un dispensatore di risate genuine del quale avremmo ancora maledettamente bisogno. Nei prossimi giorni sono in arrivo un documentario – nelle sale da domani – e un libro per ricordare la sua arte e la sua indimenticata figura. Il film, intitolato “Luigi Proietti, detto Gigi”, presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma, è stato scritto e diretto da Edoardo Leo, un lavoro di documentazione iniziato tre anni fa in collaborazione con la figlia di Gigi, Carlotta Proietti. Il libro si intitola invece “Gigi Proietti – Archeologia della risata” e raccoglie le firme di Nicola Borrelli, Franco Mariotti, Paola Dei, Alessandro Gassman, Susanna Schimperna, Massimo Wertmüller, Manuela Kustermann e del giornalista e sociologo Maurizio Lozzi.
Una vita da romano
Amava la sua città celebrandola sempre, interpretando magistralmente in romanesco i sonetti dei più grandi poeti romani. Dal Trilussa al Belli, lui che più di chiunque altro ne poteva essere era un degno erede. In molti lo avevano accostato a Ettore Pretolini, un prolungamento quasi, per la sua genialità poliedrica nell’interpretare i vari personaggi. Proietti era prima di tutto un attore di teatro; nel palco divenne famoso a partire dagli anni Settanta, quando sostituì Modugno nel musical “Alleluja brava gente”. Nel 1974 venne scritturato insieme ad un altro mostro sacro, Carmelo Bene, per lo spettacolo “La cena delle beffe”. La definitiva consacrazione avvenne con “A me gli occhi please”. A cavallo con gli anni Ottanta recitò in numerosi spettacoli di successo come “Fatti e fattacci”, “Fantastico” e “Io a modo mio”. Protagonista di film come “Brancaleone alle crociate”, “La Tosca” e “Meo Patacca”, ebbe la consacrazione cinematografica con la pellicola cult “Febbre da Cavallo” nel ruolo di Mandrake. A partire dagli anni Novanta è stato protagonista di serie tv di successo, tra tutte “Il Maresciallo Rocca”, prodotta dalla Rai. È stato poi San Filippo Neri nella miniserie “Preferisco il Paradiso”, il cardinale Romeo Colombo da Priverno in “L’ultimo papa re”, il misterioso generale Nicola Persico in “Il signore della truffa”, e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in “Una pallottola nel cuore”. Dal 2018 era il narratore del programma culturale di Alberto Angela “Ulisse”. Dal 2003 curava la direzione artistica del Globe Theatre di Villa Borghese.

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