Ribaltone Roma

Sono serviti quasi ottanta minuti per battere il Cagliari fanalino di coda del campionato, restare quarti in classifica e sfruttare il passo falso della Juventus. In Sardegna per la Roma più sofferenza del previsto, ma soprattutto conferme dei segnali già visti.

Molti giocatori sono ancora lontani, qualcuno forse inizia ad accusare la stanchezza temuta da Mourinho (anche per il fatto che giocano sempre gli stessi), altri invece non hanno del tutto confermato le loro qualità. E questa vittoria, importantissima per classifica e morale, rischia di nascondere problemi all’interno della squadra che prima o poi torneranno a galla. Perché un giocatore pagato 13 milioni di euro (più bonus) non può fare errori simili a quelli visti ieri sera a Cagliari e altri che giocano in nazionale oltreconfine non possono continuare ad andare a corrente alternata.

Come scrive il Tempo (T. Carmellini), altrimenti il risultato è quello visto ieri per settanta minuti, con una squadra che gioca, crea ma non riesce a fare il salto di qualità e poi soffre contro l’ultima in classifica nonostante il tecnico (squalificato e microfonato in tribuna per scontare il turno di squalifica), continui a far giocare quelli che definisce i titolari. E qualche dubbio inizia ad affiorare anche sulle qualità di giovani già proclamati fenomeni prima ancora di diventarlo. Il tempo dirà se lo diventeranno, per il momento alcuni di loro sono «non pervenuti», o comunque molto al di sotto di quanto ci si aspettava.

Alla fine la Roma comunque se la cava, grazie a due palle inattive, e porta via l’ambita posta: con l’arbitro Pezzuto che nel finale fa spallucce su un sandwich in area che poteva costare carissimo ai giallorossi. Decidono la testata di un difensore (Ibanez) e punizione da giocatore di un’altra categoria di capitan Pellegrini che anche ieri ha preso la squadra per mano dimostrando una crescita progressiva che sembra coincidere con il suo peso specifico all’interno della «bolla» creata da Mourinho. Il problema semmai è che da questa bolla, dopo poco più di due mesi di campionato, sono rimasti fuori in troppi: almeno quattro. Ora, è chiaro che il tecnico in questo senso ha il polso della situazione e nessuno come lui percepisce l’approccio dei giocatori, ma decidere di rinunciare a un gruppo così folto già da subito, rischia di diventare tafazziano.

Non è un caso forse che ieri il primo cambio è stato un giovane ghanese del 2003, al suo esordio in campionato, dentro propri o per il peggiore in campo fin lì: Vina. Ma è già storia vecchia, ora c’è giusto il tempo per tornare a casa, smaltire le tossine negative, godersi questi tre punti e iniziare a preparare la sfida al Milan: che non è il Cagliari. Altro crocevia decisivo per capire che stagione sarà quella giallorossa.

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