Mourinho e l’arte gentile di esercitare il comando

Percezioni alla mano, José Mourinho potrebbe diventare il nuovo sindaco di Roma addirittura al primo turno. Niente ballottaggio, maggioranza assoluta senza (ri)passare dal via. Il portoghese, che si è già preso la Roma, è sulla buona strada per prendersi anche Roma. Ogni suo desiderio, ormai, è un ordine. Tutti sull’attenti, vietato contraddirlo.

Esempio: sarebbe bello sentire l’inno con i giocatori in campo, il suo diktat mascherato da sogno. Tempo una partita e, oplà, inno di Venditti sparato a tutto volume all’Olimpico con le squadre già in campo. Una carezza sul cuore dei giocatori della Roma, un battito in più per le coronarie degli avversari. Lo Special One sfiora il cento per cento del consenso cittadino. Chi non lo ama, chi non lo sopporta almeno lo rispetta. Dandogli così una forza totale. Lui sa come si fa. Sempre. Dentro e fuori dal campo.

Ha trovato una città pronta a mettersi ai suoi piedi, ma non se ne è approfittato. Ha soltanto continuato a fare quello che aveva sempre fatto, ovunque era stato. Lui non parla, spiega. E così convince. Regala certezze. A giocatori e tifosi. Mou non è solo l’allenatore della Roma: è il suo avvocato, il suo commercialista, il suo amante, il suo tutto.

Lo vedi in azione e pensi: questo è di Testaccio, altro che Setubal. José non recita da Mourinho, però: lui è talmente vero al punto di sembrare falso. Ama stupire, adora non essere banale. Ogni sua parola, ogni sua virgola sembrano il frutto di un complicatissimo studio di comunicazione, ma in realtà sono i concetti più semplici che si possano usare.

Tipo: il nostro obiettivo è vincere tutte le partite. Facile, no? Lo dice lui e la gente romanista gonfia il petto, tronfia e orgogliosa. Dimenticando, però, che non esiste al mondo un solo allenatore che speri il contrario di quanto annunciato dal portoghese, arrivato a un solo passo dalle 1000 panchine in carriera.

Roma è innamorata pazza del suo ex nemico e guai a chi lo tocca. Guai non dargli ragione (complicato non dargli ragione, a dire il vero…), peccato mortale dubitare delle sue mosse. E se poi, come accaduto finora, i risultati sono dalla sua parte, è assolutamente proibito non donare ulteriore, costante fiducia alla sua credibilità. Fantasticando un po’, uno così potrebbe fare — e con la pipa in bocca — anche il sindaco di una città complicata come Roma. Forse.

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