Tre: buona la prima per la Roma

Sembrava tutto facile quando Dragowski è stato espulso al 17° del primo tempo e nove minuti dopo Mkhitaryan ha sbloccato la partita (in entrambe le occasioni protagonista Abraham, tirato fuori dal cilindro da Mourinho con tanto di successiva spiegazione tattica), ma si era complicato tutto quando Zaniolo ha preso un evitabile secondo giallo al 7° della ripresa e otto minuti dopo Milenkovic ha pareggiato. Ma poi è uscito il carattere della Roma di Mourinho – questo è il miglioramento più evidente di questa squadra – e in parità numerica i giallorossi hanno nuovamente messo sotto gli avversari, come avevano già fatto nel primo tempo, e forse non per caso il protagonista della doppietta che ha portato la prima vittoria in campionato è stata confezionata da Veretout, sfruttando prima un assist di Abraham, il secondo, e poi quello di Shomurodov, protagonista di uno strappo maestoso e di un taglio superbo sull’incursione del francese.

Nella serata non può mancare però una doppia considerazione, rimarcata anche da Mourinho nel post partita: ottima la gestione della gara di Pairetto, e tutto sommato nessun biasimo per le due decisioni sbagliate dai suoi assistenti, poi corrette dalle linee tirate dal Var Mazzoleni. In entrambi i casi non c’era fuorigioco per centimetri e anche se l’esultanza di un Olimpico bollente è stata posticipata di un paio di minuti è stato giusto così.

A indirizzare la gara era stato il guizzo di Abraham dopo 17 minuti, liberato davanti al portiere avversario da una splendida intuizione di Ibanez: la stroncatura dell’attaccante inglese ha significato l’espulsione per Dragowski (tra le proteste di molti giocatori viola e di Italiano, che hanno sperato di far valere la teoria secondo la quale Tammy stava andando nella direzione della bandierina del calcio d’angolo: vero, ma comunque anche da posizione defilata avrebbe potuto raggiungere il pallone e metterlo in porta agevolmente) e come conseguenza la spianata per una partita che è apparsa subito più facile per la Roma. Ma le apparenze ingannano, visto che in dieci la squadra di Italiano ha raddoppiato gli sforzi e nel finale di tempo ha costruito anche un paio di occasioni pericolose.

L’ex tecnico dello Spezia sa costruire squadre molto offensive, ma sempre equilibrate, nel suo 433 si possono alzare le pressioni fino al portiere (l’hanno fatto anche in dieci, col sistema 432), si fanno uscire gli intermedi alti sui centrali senza alcuna paura, ma dietro il regista diventa un difensore aggiunto e raramente si fanno prendere alle spalle. Callejon, sacrificato dopo l’espulsione di Dragowski per far posto al secondo portiere Terracciano, era comunque il più statico di un tridente che viveva del fuoco vivo di Nico Gonzalez e dell’autorevolezza giovane di Vlahovic, in mezzo Bonaventura (di più) e l’italianissimo Maleh (di meno) hanno dato ritmo e geometrie, dietro i terzini hanno continuato un lavoro infaticabile per non lasciare scoperti i centrali Milenkovic e Igor. Occhio a questa Fiorentina, farà bene.

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