Mourinho: “Gara straordinaria. È una vittoria di famiglia”

José Mourinho ha rilasciato delle dichiarazioni dopo la vittoria col Leicester. Queste le sue parole: 

Mourinho a Sky

Una notte meravigliosa, lei ha vinto tanto ma ci si abitua a emozioni come queste?
“Mi scuso con lo studio, ma sono stanco e voglio andare a casa. È una vittoria della famiglia, non solo di quella che era in campo e in panchina ma di quella allo stadio. Questo è il nostro merito più grande: l’empatia, questo senso di famiglia. Abbiamo fatto una gara straordinaria, altri possono interpretarla diversamente, ma quando il tuo portiere fa due parate in 180′ contro una squadra di Premier significa che abbiamo fatto qualcosa di buono. Non voglio dire tanto, ragazzi straordinari. Lunedì abbiamo una partita, ne abbiamo 3 in campionato, poi c’è la finale. Abbiamo fatto una traiettoria fantastica per arrivarci, lo abbiamo pagato con i punti in serie A. Ma andiamo in finale e vogliamo vincere”.

Intensa battaglia…
“Certo, noi rischiamo nel modo di pressare ma non abbiamo la capacità per farlo per 90′ soprattutto contro una squadra che gira palla e giocatori. Poi abbiamo cambiato 5-3-1-1, la linea dei 5 a controllare molto bene, uno sforzo incredibile dei centrocampisti. Senza Mkhitaryan era difficile avere palla, tanto lavoro da Zaniolo, Abraham…Posso definire solo questa storia della finale con la parola famiglia”.

Tutti promossi, ma vorrei dedicare un pensiero ad Abraham e al suo spirito di sacrificio. È il simbolo della disponibilità dei suoi giocatori?
“Tammy lo sa, mi rifiuto di parlare bene di lui. Può fare meglio e lo sa. Ha un grande giocatore con potenzialità per essere ancora migliore. Faccio fatica ad accettare quelli che possono fare meglio”.

Mi riferivo alla sua disponibilità…
“La deve avere in partita. Non solo con la Lazio o in Europa, voglio di più da Tammy. Ma sono d’accordo: lui e tutti gli altri, anche quelli in panchina, la sofferenza, l’appoggio, l’empatia, la famiglia…Se mi dai la possibilità voglio dire grande Real e grande Carletto, vinciamo la finale”. 

Mourinho a Dazn

Emozionato?
“Sono stanco e voglio andare il più presto possibile. Ci sono diversi livelli di aspettative e di speranza che la storia della Roma è una storia di sofferenza, non vince tanto e ha giocato poche finali. Questo significa tanto. Questa per noi è la nostra Champions. Siamo una famiglia dentro il club, fuori, con i tifosi. Non abbiamo fatto una grandissima stagione, tanti punti persi per via della Conference in campionato. Abbiamo fatto due buone partite contro una grande squadra. Abbiamo giocato con i tempi, con gli spazi giusti. Ringrazio i giocatori se sono così felice”.

Eri quasi emozionato.
“No quasi, ero emozionato. Vincere è sempre vincere. Per una squadra che non arriva in finale con difficoltà, con questi tifosi, è incredibile. Questo non lo faccio per me stesso, ma per i miei giocatori, per i proprietari. Lo faccio per la passione di questa gente. Sono emozionato non per me, ma per gli altri”.

Anche Ancelotti è in finale di Champions.
“Ho già mandato nella prima intervista che ho fatto un messaggio. Il Real è un club che sta nel mio cuore. Sono molto amico con Carletto, lui è contento per me e per la Roma. Vedremo se vinceremo entrambi”.

Vincerete la finale?
“Ciao”

Mourinho in conferenza stampa

Si è sentito in famiglia questa sera? Come si prepara una finale con una squadra che non vince da 14 anni in un calcio che non vince dal 2010 in Europa?
“Il primo anno di preparare la finale è avere il rispetto del calcio italiano e anticipare l’ultima partita al venerdì. Il Feyenoord farà lo stesso e penso che noi meritiamo questa opportunità di preparare la finale nel miglior modo possibile. Non posso dire purtroppo, penso sia positivo avere tre partite di Serie A da giocare, abbiamo l’obiettivo di raggiungere l’Europa dal campionato e se lo faremo lo ci arriveremo con uno stato emozionale diverso. Andare a Tirana a giocare la finale sapendo se saremo già in Europa la prossima stagione non aiuterà, ma penso che il lavoro più importante sia stato fatto nel primo giorno. È il senso di squadra che abbiamo costruito già dal Portogallo, giorno dopo giorno giocatori, staff, tifosi, questa partita è stata vinta da tutti. Ho avuto la fortuna di giocare finali più importanti, con un prestigio diverso da questa, ma il senso di una gioia incredibile di tutti mi ha fatto sentire speciale”.

Quali sono le emozioni di Mourinho?
“Il pubblico ha giocato bene. L’emozione inizia ad andare nella direzione della partita contro la Fiorentina. Domani iniziamo a pensare alla Fiorentina. La situazione di Mkhitaryan ora si trasforma, non si deve rischiare. Quando giochi una finale le cose si trasformano un po’, ma dobbiamo pensare a queste tre partite. Abbiamo la possibilità di ringraziare i tifosi nell’ultima partita all’Olimpico e adesso l’emozione va via progressivamente e pensiamo a queste quattro partite”.

La sua sola presenza a Roma ha fatto sì che molti comprassero il biglietto aereo per Tirana. Quanto c’è di suo in questa finale?
“Penso che sia una domanda per i tifosi, per la proprietà, per Tiago, per i giocatori. Non voglio essere io a dire quello che ho dato. Ho dato lo stesso di tutti loro. Penso che ognuno di noi abbia dato esattamente lo stesso. I magazzinieri, i terapisti, i giocatori che giocano ogni partita, quelli che giocano di meno. La mia emozione, la mia gioia… con gli anni uno diventa meno egocentrico e più papà, per non dire nonno, che è ancora presto. Sono ancora contento per tutti loro. Ricorderò sempre la gente per strada, le signore con la bandiera nei balconi, i ragazzini per strada. Questo per me significa tanto. Roma è una città giallorossa. In un anno si sente facile, anche se si vive ai Parioli. Roma è una città giallorossa e sicuramente oggi e domani si vedrà per strada questa gioia. Ho dato il mio piccolo contributo e questo mi fa felice”.

Complimenti, una serata speciale. Sembra che lei abbia versato una lacrima.
“Non lo escludo. Ho sentito quello che ha provato questa gente. Nello staff ho un romanista pazzo, in tanti anni che ha lavorato con me ho dovuto sentirlo ogni giorno, mi ha fatto capire bene il significato di questo club per la gente. Un club gigante che non ha una storia di trofei, rispetto alla dimensione sociale enorme che ha. Questo non è un trofeo, è una finale che significa tanto. So che cosa provano e queste sono le mie emozioni”.

Quinta finale con quattro club, non era mai successo.
“Vediamo se riusciamo a vincerla, sarebbe ottimo. Posso sicuramente affermare che in ogni club che ho allenato ho raggiunto una finale, anche se non sempre l’ho giocata”.

Stanco?
“Molto (ride, ndr)”.

Cos’è stato più difficile nella preparazione della partita? Abraham voleva uscire…
“La situazione con Tammy è che anche stanco morto, sulle palle inattive difensive è un giocatore fantastico per noi. Noi difendiamo misti, nella sua zona è un giocatore fantastico. Per me è una situazione dura. Per cinque minuti in più c’è un corner per cui o vai in finale o all’extra time. Per questo esigo sempre un minuto in più. Ma il ragazzo era stanco, tutti loro hanno fatto uno sforzo straordinario. Loro hanno questo potenziale per cambiare la dinamica delle partite, questo ci ha obbligati ad abbassarci, non abbiamo voluto pressare tutti e tre i difensori loro, ma solo due. Siamo stati sempre molto organizzati e molto tranquilli, fino al momento in cui un giocaotre può sbagliare. Sono due gare da 180 minuti. Palla per loro non ha significato problema per noi, siamo stati sempre molto tranquilli. E andiamo a Tirana”.

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