Una non squadra, triste e scontata: vietato cercare innocenti

Mou ha sbagliato di grosso quando ha accusato i giocatori della Roma di avere scarsa personalità (eufemismo…), scrive Mimmo Ferretti su La Repubblica.Magari fosse solo questo il punto, magari fosse questa la verità. È stato fin troppo tenero, il portoghese. La Roma, in realtà, è un imbarazzante mix di carenze, limiti e problemi di ogni tipo. Tecnici, cioè riconducibili alla deprimente qualità dei calciatori, e pure tattici, ascrivibili al lavoro dell’allenatore. Una squadra triste. Anonima. Scontata. Una non squadra, insomma. Lo scenario è imbarazzante, inquietante. Con il peggio che sembra sempre dietro l’angolo e con il meglio che appare lontanissimo dal venire. Si è via via passati da “la Roma non gioca bene” a “la Roma non ha un gioco“. Un salto in basso vertiginoso, che porta dietro di sé mille riflessioni. La prima: di chi è la colpa? In assoluto, è la qualità dei singoli a determinare la qualità di una squadra. Lo insegna la logica, non l’opportunismo. Un allenatore può studiare qualsiasi strategia, può inventarsi qualsiasi modulo ma se i giocatori non fanno ciò che viene loro chiesto, il risultato è misero. Nella Roma ci sono troppi giocatori sopravvalutati e tanti che hanno letteralmente sbagliato mestiere

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