Serve una Roma per attaccare

Non c’è contraddizione tra le prestazioni della Roma a Bergamo contro l’Atalanta e all’Olimpico contro la Sampdoria. Come scrive Daniele Lo Monaco, c’è contraddizione semmai tra risultati così diversi tra loro, 1-4 in casa di una squadra lanciatissima addirittura in orbita scudetto e l’1-1 casalingo contro una squadra che deve lottare per salvarsi, peraltro con un allenatore in bilico (D’Aversa a quanto pare è rimasto sulla panchina solo per via delle questioni giudiziarie in cui è invischiato il presidente Ferrero). Non c’è contraddizione perché la Roma a Bergamo ha fatto un po’ come la Sampdoria all’Olimpico, ha fatto cioè la scelta strategica di difendere e ripartire in contropiede, strategia che in passato D’Aversa ha utilizzato spesso anche contro la Roma, portando a casa risultati positivi ancorché sovradimensionati rispetto alle effettive prestazioni. Un po’ quello che è capitato alla Roma di Mourinho a Bergamo, ma con l’innegabile merito per i giallorossi di essere scesi in campo al Gewiss con l’obiettivo di colpire ogni volta se ne fosse aperta la possibilità. Stavolta invece è stata la Roma a cercare di fare la partita e l’avversario della Roma a difendersi, tenendo il pareggio come obiettivo dichiarato, rinunciando quasi aprioristicamente all’offesa. Qui entriamo nel campo dei pareri personali, ma non passi il ragionamento che allora è meglio difendere e speculare piuttosto che attaccare a pieno organico. Nel calcio moderno ormai il catenaccio con il contropiede non è utilizzato più da nessuno. Bisogna saper osare, i traguardi sfuggono…

A che punto è la Roma?

Ciò che ci interessa, insomma, è capire quale sia oggi l’anima della Roma. Non inganni né il risultato di Bergamo, l’unico in questo girone d’andata raggiunto contro una top five, ma non deprima il pareggio con la Samp, con la sua componente di casualità soprattutto dopo il vantaggio raggiunto da Shomurodov a un quarto d’ora dalla fine. La Roma non è da scudetto, come si poteva pensare vedendola festeggiare a Bergamo, né una squadra di basso livello, come i numeri contenuti della sfida di mercoledì autorizzerebbero a pensare. La sensazione è che oggi la Roma sia una squadra dalla personalità non completamente definita. Evidentemente Mourinho preferisce mutare pelle di partita in partita, magari adottare una strategia contro le squadre tecnicamente superiori, un’altra contro le squadre dello stesso livello e magari un’altra ancora, più offensiva, contro squadre di livello inferiore. Il problema è che non è così facile cambiare pelle da una settimana all’altra, almeno tatticamente. E infatti contro la Sampdoria la Roma è scesa in campo come se dovesse proseguire la sfida con la Atalanta, solo che di fronte stavolta aveva una squadra che palleggiava bassa per allungare gli avversari. Così ne è uscito uno stallo tattico che ha sinceramente annoiato gli spettatori (almeno quelli neutrali). Per vincere è apparso subito chiaro che bisognava fare qualcosa in più. Ma la Roma ci ha provato solo nel secondo tempo alzando il baricentro e ottenendo a un certo punto il risultato tanto auspicato. Poi su quel calcio d’angolo è cambiato tutto: cross sul primo palo, stacco di testa a deviare la palla sul secondo (poco presidiato: nella zona mista adottata sulle palle inattive quella zona andrebbe sempre coperta) e conclusione finale. La Roma non è stata attenta e sulla respinta del palo Gabbiadini è stato il più veloce a mettere la palla dentro la rete. Nei pochi minuti restanti la squadra di Mourinho si è riversata in avanti, ma in maniera un po’ confusa e approssimativa e stavolta a niente è servito lo sforzo finale.

Lavorare sulle pressioni

Insomma, attaccare quando ti costringe il risultato viene facile. Ciò che ancora non si vede è un’anima offensiva a prescindere dall’avversario e dal risultato. La Roma a Bergamo, e con la squadra a pieno regime, ha fatto capire a tutti che difendendo bassi con quella qualità offensiva davanti si possono ottenere risultati importanti. Potrà non piacere a tutti, e neanche chi scrive è un fan di questa filosofia, ma è innegabile che sia una strada, una delle tante, che può anche portare alla gloria. Occorre grande spirito di sacrificio, una bella forza d’animo, una certa dose di combattività e bravura nel condurre le ripartenze. E magari quel pizzico di fortuna in più. Ma di fronte a squadre meno dotate l’attendismo è sempre un errore: si è visto con il Torino, vittoria casuale, si è visto mercoledì con la Sampdoria, pareggio sfortunato. Insomma la Roma deve imparare ad osare di più, accettando anche gli uno contro uno in difesa ma alzando il proprio baricentro, senza perdere troppo l’equilibrio come le è capitato altre volte. E soprattutto deve alzare le sue pressioni. Certamente contro le squadre più deboli, e magari pian piano anche contro le big. È la prima forma di difesa virtuosa: mi difendo, ma alto, e se sbagli ti punisco. Poi si può perdere lo stesso, ma con uno spirito diverso.

Ora altre due big

Per esempio, che succederà adesso alla ripresa del campionato nelle complicatissime sfide con Milan e Juventus? È probabile che il piano partita che adotterà Mourinho sarà piuttosto simile a quello già visto a Bergamo: blocco basso di difesa, grande attenzione allo studio delle potenziali ripartenze, sviluppo in velocità e così via. Logico che il piano funziona solo se il risultato conforta la strategia. Nel caso dell’Inter non ha funzionato, contro l’Atalanta sì. E che succede se dopo aver impostato una partita con quell’attenzione difensiva e puntando sulle ripartenze letali poi però si subisce un gol e si va sotto nel risultato? Contro l’Inter il piano B è mancato completamente, ma quella sera c’è stato anche un evidente gap tecnico per via delle pesanti assenze sofferte dalla formazione titolare. Parere personale di chi scrive, la Roma dovrebbe adottare un atteggiamento più coraggioso a prescindere dagli avversari. Dal punto di vista delle pressioni offensive, una squadra come la Roma non può essere solo al 13° posto nella classifica dei passaggi concessi per azione difensiva (è questo il parametro adottato nella comunità calcistica per misurare le pressioni). Tatticamente insomma il 352 ha dato equilibrio, ma il rischio è schiacciarsi troppo dietro. La coperta è corta ma con qualche pressione più coraggiosa e il recupero di giocatori di livello superiore come Pellegrini e Spinazzola forse la Roma potrà trovare anche una sua filosofia più offensiva.

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