Sulla nostra pelle

Di Tonino Cagnucci

È incredibile come una gioia così pura, come quella di una vittoria importante della Roma con una doppietta di un 18 enne, sia durata meno di una giornata. Neanche si arriva al vivesti un giorno (“come le rose”) di De André. La frase che si sente in quel video ha fatto male: per quello che voleva dire o per quello che non voleva dire, per quello che ha ingenerato, per lo sdegno di chi si è sentito toccato e per le strumentalizzazioni di chi non fa altro. Che si accosti la Roma al razzismo è insopportabile. Che un inciampo o gaffe come è stata chiamata possa ingenerare certi giudizi, fa male ed è insopportabile comunque. Alla fine la Roma una spiegazione l’ha data e la Roma è una società che è in prima linea contro il razzismo senza se e senza ma, questo è alla prova dei fatti. Come che il video è stato postato dallo stesso giocatore (e che poi ha voluto ripostare) e le sue dichiarazioni: «Voglio assicurarvi che non sono offeso dall’audio che avete sentito, che non è a sfondo razzista. Penso che la gente si sia fatta un’idea sbagliata su quello che è successo e su quello che ha sentito. Qui alla Roma mi sento a casa da quando sono arrivato». Meglio così, davvero meglio così, però la prossima volta evitiamo proprio tutto. E non sarà questo il caso, però quando una battuta tocca altre corde, lede altre sensibilità, invade altri campi (che vanno al di là della percezione dello stesso giocatore) secondo me l’unica cosa da fare è sempre mettersi dalla parte di chi davvero sente certe cose sulla sua pelle.

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