Cassano risponde a Marotta: “Io un fenomeno, lui un incompetente”

Era solo questione di tempo: non sono passate certo inosservate le parole di Beppe Marotta, dirigente dell’Inter, che al “Festival dello Sport” negli scorsi giorni aveva lanciato una frecciata al suo ex giocatore alla Sampdoria, Antonio Cassano.

“Nelle prossime settimane arriveremo al rinnovo. Barella è uno dei casi evidenti della differenza tra talento e campione: lui da talento è diventato campione. Cassano, ad esempio, da talento non è mai diventato campione. Non ha mai accompagnato le qualità tecniche a quelle umane”.

Riferendosi alla crescita sportiva e umana di Nicolò Barella, Marotta aveva preso come esempio, in negativo, il caso di Cassano, che a detta sua “da talento non è mai diventato campione”.

Non si è fatta attendere la replica del giocatore barese, che nel corso della puntata odierna della Bobo TV ha risposto, a distanza, al dirigente nerazzurro.

“Lui è un incompetente di calcio. Non conosce i giocatori: chiedeva a me chi erano i giocatori che lo salutavano”, spiega.

“Non c’entra niente Barella: a livello umano non devo imparare sicuramente da Marotta, perché la differenza tra Antonio Cassano e Marotta è una sola. Io nella mia vita sono stato un fenomeno. Grande, piccolo, medio: sono stato un fenomeno. Non mi sono mai venduto, nel senso: non è che chiamo il giornalista per far parlar bene, eccetera. Marotta purtroppo col calcio non c’entra niente: lui è un grande politico del calcio”, aggiunge.

Un fiume in piena, Cassano, che ritorna anche su un episodio avvenuto durante la sua esperienza alla Sampdoria.

“Prima che Marotta vuole parlare di me deve solo ringraziarmi: lui può darsi che sia ancora avvelenato, perché quando Marotta mi voleva vendere alla Fiorentina, lo ha fatto all’insaputa del presidente. Quando il presidente mi ha chiamato per dirmi “Dove vai?”, dico: “Marotta mi ha dato via”. Lui dice “Io non so niente”, e io gli ho detto: “Presidente, se vuole che io rimanga alla Sampdoria mi deve fare un favore. Indipendentemente da dove arriveremo, devi cacciar via Marotta a giugno”. E la bonanima del presidente, amato e sempre nel mio cuore, quando siamo arrivati quarti dopo poco tempo l’ha mandato via: può darsi lui è ancora avvelenato per quello”.

“Per quel risultato alla Sampdoria deve dire grazie a me, perché ripeto: io sono stato un fenomeno a giocare a calcio. Lui non è mai stato un dirigente capace, perché non capisce di calcio e tutto il mondo del calcio lo sa: sanno solo che lui si vende bene con i giornalisti. Tutto qua”, chiosa Cassano.

Uno scontro dialettico importante, tra due figure calcistiche che hanno lavorato insieme: una polemica destinata a far discutere.

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