Tancredi: “Mourinho comunicatore come Capello e Sacchi”.

L’ex portiere della Roma Franco Tancredi è intervenuto durante “Il Diabolico e il Divino”, trasmissione radiofonica su New Sound Level 90 FM per parlare del mercato dei giallorossi e del suo passato nella Capitale

Un voto al mercato della Roma? Tra l’otto e il nove. Mourinho ha fatto un lavoro certosino. Forse è mancata la ciliegina sulla torta: un mediano”. 

Il passaggio di Donnarumma al PSG? Ha scelto il portiere o qualcun’altro? “Sappiamo come funzionano le cose… A me dispiace  molto perché Donnarumma è un talento, ha mostrato continuità, ha fatto un Europeo ottimo. In più si contende il posto con Navas che non mi fa impazzire. Io non avrei mai accettato una concorrenza simile: Donnarumma ha maggiori qualità, è più giovane. Avrei rinunciato a qualcosa pur di rimanere al Milan. Il PSG continua a costruire squadre con le figurine…”

Di Rui Patricio che ne pensi? “E’ un portiere internazionale, esperto, sul quale si può fare affidamento. Certo tra un paio d’anni bisognerà tornare sul mercato e investire in un ragazzo giovane. Io punterei su Meret: ha potenzialità incredibili, così come Cragno, non molto alto ma estremamente reattivo”. 

A tuo avviso Pau Lopez, che possiamo dire ha fallito a Roma, aveva evidenti limiti tecnici o era anche allenato male? “Nel mondo, i preparatori italiani sono superiori a tutti gli altri. Lavorano moltissimo sulla tecnica, sulla fisicità, sui fondamentali. Se potessi, non sceglierei mai portieri stranieri, altrimenti rischi ti accada quello che è successo a me con Stekelenburg. Non apprezzava i nostri metodi: facendo così il calciatore non migliora e dimentica anche quello che sa. Pau Lopez comunque ha mostrato poco carattere e tanti difetti”.  

Fabio Capello-Jose Mourinho: quanto sono simili? “Mourinho l’ho conosciuto in Inghilterra, quando lavoravo per la Nazionale: ci incontravamo spesso negli stadi. Non è solo un semplice allenatore ma un manager a tutto tondo: ha personalità, attrattiva, sa dare stimoli ai suoi calciatori. Ricordate i giocatori della Roma? Insicuri, titubanti. Mourinho ha cambiato tutto in un mese. E’ una caratteristica tipica di manager come Lippi, Capello, Sacchi: sanno comunicare come pochi”. 

E Luis Enrique che hai conosciuto proprio a Roma? “Luis era arrivato con tantissime aspettative. Cresciuto nella scuola del Barcellona, voleva cambiare non solo Trigoria ma l’intero ambiente. Non c’è riuscito anche perché la proprietà dell’epoca non lo aveva proprio capito. Gli chiesi: “Perché te ne vai?”, mi rispose: “Non faranno mercato e alla terza giornata del prossimo campionato mi cacceranno. Vado via da solo…”

Condividi la scelta di Buffon? “Gigi è il più grande portiere di tutti i tempi. Deve decidere lui quando smettere, non come è successo per Totti. Se Buffon si diverte e ha voglia, se ha stimoli è giusto che vada avanti”.  

Svelaci una curiosità: ma è vero che stavi per scendere in campo in quella famosa finale di Coppa Italia del 1993? “I Sensi volevano che io giocassi, mentre Boskov era contrario. Peccato ma la decisione di Vujadin andava rispettata: era un grande uomo”.

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