Pizarro: “Anni meravigliosi, la squadra giocava un calcio fantastico”

David Pizarro, ex centrocampista della Roma, ha rilasciato una lunga intervista a Il Messaggero. Queste le sue parole:

Quattro anni a Udine, tre nella Roma. Pizarro, che periodo è stato con Spalletti?
“Mi ha cresciuto, mi ha formato. E mi sono divertito”.

Il primo giorno con lui? 
“Tornavo a Udine dal Cile, dove stavo in prestito, ed ero pure infortunato. Mi presento al campo e lui stava prendendo a capocciate un muro”.

Bene. 
Si era fatto male Alberto, giocatore fondamentale per l’Udinese, che doveva salvarsi. Luciano era disperato”.

Un bell’impatto, no? Ma poi nel tempo cambiò tutto. 
“Ho scoperto un uomo vero e un grande allenatore, che mi ha sempre voluto con sé. Anche in Russia. Con tutto l’affetto, in Russia no”.

L’ha trasformata in regista?
“Li mi ci ha messo Hodgson, Spalletti mi ha valorizzato”.

Sarebbe venuto alla Roma anche senza Spalletti? 
“Sì, poi lui ha aiutato”.

Quanto si arrabbiò quando aveva inizialmente rifiutato il trasferimento nella Capitale?
“Ancora con questa storia? Io ho detto subito sì e non c’era nulla che potesse farmi cambiare idea. Quando Lucio in conferenza stampa disse che ci avevo ripensato, io ero in aeroporto, stavo venendo a Roma e già sapevo che sarei dovuto andare a Rieti, dove la squadra doveva giocare un’amichevole. Tra l’altro, mi ero promesso una anno prima, a San Siro, la sera del cucchiaio di Totti. L’ho incontrato e gli ho detto: ci vediamo l’anno prossimo”.

Difetti e pregi di Spalletti. 
“Pregi: uomo generoso, onesto, leale, parla in faccia. Difetto: a volte sbrocca senza motivo”.

Avete mai litigato?
A Udine. A fine allenamento mi riprende davanti a tutti e io ho abbandonato il campo”.

E a Roma?
“Anni meravigliosi, la squadra giocava un calcio fantastico. Uno scudetto perso in Toscana: Empoli, Livorno..”.

E in allenamento che tipo era? 
“Preciso, maniacale nella tattica, gli schemi, giocavamo a memoria. Un giorno Okaka si ostinava a colpire la palla di tacco. Tacco qui, tacco lì. Spalletti interrompe l’allenamento e con quell’accento toscano.. “oh Stefano, i tacchi te tu lasciali fare a Totti”. Era così, diretto”.

Ecco, capitolo Totti: una storia interrotta malamente.
“È un qualcosa che non mi spiego. I primi anni erano culo e camicia. Poi, boh. E’ arrivato il momento che i due si facciano una bella chiacchierata”.

Che altro “sbrocco” ricorda?
“Una volta, in pullman, stavamo andando allo stadio e a piazzale Clodio trovavamo sempre un tizio affacciato in balcone, che esibiva un grande bandierone della Lazio, e non faceva altro che insultarci. Luciano fece fare inversione al pullman e tornò indietro verso quel balcone”.

E il tizio? 
“Sparito, e anche la bandiera. Non si è fatto più vedere. Quel pullman era pieno di storie, con quella gente dentro, un mix di intellettuali e “stupidi”, leggeri”.

Chi erano gli intellettuali? 
“Mah, Brighi e Ferrari”.

E gli stupidi? 
“Gli altri. Io in testa: sembro uno serio…”.

Differenze tra la sua Roma e Napoli?
“Due squadre spettacolari. Ad occhio, ora sta puntando su giocatori bravi nell’uno contro uno. tipo Lozano, Kvaratskhelia. La Roma andava più in verticale, tagli, sovrapposizioni, inserimenti”

Può vincere lo scudetto? 
“Penso di sì, ma è lunga. Occhio alle squadre del Nord”.

E la Roma? 
“E’ forte, peccato per le assenze. Uno come Dybala non lo sostituisci facilmente. Zaniolo deve avere pazienza e fiducia in se stesso. Sarà un simbolo della Roma”.

Che partita prevede? 
“Attacco contro difesa”.

Una Roma rinunciataria? 
“Una Roma mourinhana. Capace di interrompere il gioco avversario e farti male”.

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