Rosella Sensi: “Fiera di Mou e dei Friedkin. De Rossi sarà un grande allenatore”

Rosella Sensi sabato sera è stata ospite a Tg Sport su Rai 2. L’ex Presidente della Roma ha parlato in una lunga intervista del club dei Friedkin. Ha commentato la figura di Mourinho e rispolverato alcuni momenti indelebili del passato. Queste le sue dichiarazioni:

“Ci vuole un grande senso di responsabilità quando sei donna in questo ambiente. È vero che è un mondo ‘maschile’ ma non maschilista. Qualche anno fa’ quando ero Presidente della Roma all’inizio è stata una novità. Anche se io poi conoscevo molti Presidenti perché ero andata spesso in Lega come amministratore delegato. Ma si abituano e non sono maschilisti. La capacità professionale può essere espressa sia da un uomo sia da una donna senza difficoltà in determinati livelli”. 

È più difficile per una donna guidare una società di calcio?
“Sembrerebbe più difficile ma in realtà non lo è assolutamente. Perché non si tratta di un caso di genere si tratta di responsabilità e di capire se si può affrontare un determinato ruolo in un contesto aziendale importante e multiplo. Non credo che sia più difficile”.

Che effetto le fa vedere Mourinho sulla panchina della Roma?
“Da avversario ci ha fatto soffrire parecchio (ride n.d.r.). Adesso sono molto felice che sia il nostro allenatore, felice delle soddisfazioni che ci sta facendo togliere, non ultima la vittoria della Conference League. Ero presente a Tirana per vedere la partita. Mourinho è un grande allenatore, coinvolge, è un leader in tutto e per tutto. Sicuramente trasmetterà tutto questo anche ai ragazzi nello spogliatoio a prescindere da qualche risultato che può sembrare meno soddisfacente. C’è sostanza ed è lui a trasmetterla”.

L’esordio di De Rossi sulla panchina della Spal: è sempre stato un leader?
“Si, assolutamente. Io ho sempre visto sia Francesco sia Daniele in due ruoli ben diversi. Ho sempre pensato che De Rossi potesse diventare un grandissimo allenatore, per carattere e per determinazione. È sempre stato un leader nello spogliatoio insieme ad altri suoi compagni. Anche quando mi veniva a comunicare qualcosa, arrivava sempre in modo deciso imponeva sempre in maniera molto determinata le proprie volontà. Immagino che farà bene, bisogna dargli tempo non bisogna però puntargli troppo gli occhi addosso. Anche se io affettivamente lo seguo perché ci sarà un grandissimo allenatore italiano nei prossimi anni”.

È vero che nel 2009 rifiutò 70 milioni di euro dal Chelsea per De Rossi?
“Si è vero. Alcune persone vicino a me ai tempi, lavorativamente parlando mi diedero della pazza. Ma la Roma in quel momento aveva bisogno di tenere il livello agonistico alto e cedere Daniele non sarebbe solo stato far perdere al club un pezzo importante della squadra ma anche un leader dentro e fuori dal campo. Ero sicura che avrebbe fatto la differenza negli anni successivi. De Rossi quando c’era un problema è sempre intervenuto ed è sempre stato presente. Privare la Roma e i tifosi di un giocatore così importante e non sostituibile, sarebbe stato deleterio per la squadra”.

Una scelta coraggiosa?
“Sì scelta coraggiosa ma che ho un po’ pagato. Ma io sono una che va avanti con determinazione e non ascolta più di tanto”. 

Le grandi famiglie italiane nel mondo del calcio sono sempre meno: è questo uno dei mali delle nostre società?
“No, dispiace certo perché la tradizione italiana è fatta certo di questi grandi mecenati che hanno investito tantissimo nel calcio. Ma questo sport sta andando aventi, si deve evolvere e chiunque può portare del bene nel movimento a prescindere che sia italiano o meno. L’importante è che faccia bene. Non è detto che l’investitore straniero sia per forza più capace. Io in questo momento sono molto contenta di essere rappresentata da una famiglia americana come i Friedkin, che sono grandi investitori”.

Nel vostro calcio c’era più sentimento?
“Ho perso contatto poi con i nuovi investitori. Non so se fosse più romantico, ma fatto di tanta umanità. Questo è quello che mi porto nel cuore, tante persone che continuo a sentire. Questo è l’aspetto più sano del calcio che arrivava anche ai giocatori”. 

Che cosa le manca di quei momenti? 
“Potrei rispondere tutto. Mi manca mio padre, ma sono felice per averlo vissuto. Il calcio è fatto di tanti aspetti negativi, ma l’umanità e il calore dei tifosi te lo parti dentro per sempre e ringrazi di aver potuto vivere un’esperienza così unica”.

Come sta vivendo la vicenda personale tra Totti ed Ilary? 
“Ne parlano tutti forse un po’ troppo, anche a discapito dei tre ragazzi. Mi è dispiaciuto perché rappresentano tanto, e quando si rompe qualcosa di così grande è devastante. Mi sono immedesimata in loro, poi tutto il resto non voglio commentarlo. So che Francesco sta soffrendo e comunque una fine di un matrimonio è come un lutto”.

Che idea si è fatta sulla Nazionale di Bertolini? Come si trova continuità nei risultati?
La continuità dei risultati è la cosa più difficile. L’intero movimento è in crescita, il passaggio al professionismo ha dato maggiore entusiasmo. Come diceva Bertolini, quando si incontrano squadre come Brasile o Francia c’è un gap tecnico che deve essere ancora colmato. Ma credo che piano piano si arrivi anche ad una continuità”.

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