Mourinho: “La mia voglia di vincere non andrà mai via.

Un’intervista, in fondo, è anche una specie di duello di fioretto, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport .

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Si tentano gli affondi, si viene fermati da parate eleganti oppure si prova a colpire dolcemente al cuore quando la guardia si abbassa. Così José Mourinho, che per il primo colloquio italiano dal suo ritorno sceglie “La Gazzetta dello Sport”, con l’Inter alle porte e una squalifica da metabolizzare, rintuzza con fermezza ogni domanda che scalfisca la quotidianità, ma accetta di fare un giro d’orizzonte che lo porti a raccontarsi proprio quando Milano e Roma – ancora una volta – entrano in testacoda nella sua vita per emozionarlo.

Zanetti e Totti. I destini per ora diversi di due capitani unici

Speciale, d’altronde, è stato il suo passato nerazzurro, santificato dal Triplete del 2010. L’immagine copertina di Javier Zanetti che alzava al cielo la coppa della Champions League, per certi versi, è stato il simbolo di un’era del calcio italiano di cui adesso, lontani dal Mondiale, sentiamo nostalgia. Forse proprio per questo, ci viene da pensare che – insieme con le vittorie europee – ottenute col Porto, i trionfi nerazzurri di quell’anno possano rappresentare l’impresa più difficile della sua carriera. Ma Mourinho si schermisce e gioca in difesa, replicando sornione: “Per me è impossibile scegliere. Ogni vittoria è speciale e ogni trofeo unico a suo modo“. E allora viene facile chiedergli se un giorno anche Francesco Totti potrebbe tornare a identificare la Roma come casa sua. “Non esiste questo problema. Francesco è sempre stato e sempre sarà un simbolo della Roma qualsiasi cosa succeda e indipendentemente da quello che deciderà di fare nella sua vita“.

Milano e Roma. Il privilegio di vivere in due centri nevralgici

Parlando delle differenze epidermiche che nota in Milano e Roma, sceglie di usare anche un italiano più incisivo, meno colloquiale. “Queste città sono i due centri nevralgici dell’Italia – spiega -. Milano è il motore dell’economia del Paese, mentre Roma è il centro del potere politico e, si può dire, il museo all’aria aperta della storia italiana. Mi ritengo fortunato ad avere avuto la possibilità di vivere in entrambe le città“.

Voglia di vincere. Gli anni non appannano il desiderio di scalare il cielo

Non nascondiamolo, l’impressione che ci dà è quella di un predatore focalizzato sempre sull’obiettivo. Proprio per questo tutte le sfumature psicologiche che possono ruotare attorno a certe domande – visto che diventerebbero di dominio pubblico – sceglie di non evidenziarle molto. Così non sorprende che, se gli si chiede di ascoltare solo l’istinto per risponderci se crede di vincere ancora alla Roma prima che arriverà il giorno dei saluti, sceglie di essere cauto: “Ci proverò con tutto me stesso!”.  Il frammento di nostalgia che ci regala è quello che occorre per parlargli di una sensazione che abbiamo avuto da quando è arrivato alla Roma. Andare alla conquista del mondo a quarant’anni è diverso che farlo alla soglia dei sessanta. È possibile che alla sua età – dopo tanti successi – prevalga la voglia di amore, che Roma di certo non gli lesina? Anche qui la risposta sembra a metà fra una confessione e un manifesto programmatico: “La mia voglia di vincere non andrà mai via“.

E allora forse questo è il modo migliore per salutarsi. La sfida tra Inter e Roma che è alle porte è importante, ma la storia di Mourinho che la simboleggia in fondo lo è ancora di più. Perché ogni uomo contiene un intero universo. Ed è questo che, a ben guardare, ci rende tutti degli “special one”.

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