Mourinho e Sarri, da vecchi a rivali a possibili aiuti per Mancini

La visione del bicchiere mezzo pieno ci dice che l’Italia ha pareggiato in casa della sua diretta rivale per la qualificazione, e dunque una vittoria all’Olimpico nel “ritorno” del 12 novembre dovrebbe bastare per garantirsi il Mondiale senza code pericolose.

Ma è una situazione soddisfacente? No, perché,scrive Paolo Condò su La Repubblica, scendere in campo con un solo risultato a disposizione è sempre una cattiva politica e perché la differenza di classe tra gli azzurri e la Svizzera si è confermata netta, e non basta ricordare che Sommer è un ottimo portiere per spiegare lo zero nella casella dei gol segnati. L’Italia ha dominato tre quarti di gara, concedendo qualcosa soltanto nel confusionario finale, ma in questa ripartenza post-Europeo sta emergendo un problema di efficacia offensiva.

Anche a luglio la Nazionale trasformava meno di quanto creato, ma l’adrenalina dell’eliminazione diretta teneva la questione sotto traccia: quando ti stai avvicinando al titolo, chi se ne frega se segna Immobile oppure Bonucci. Il cammino verso il prossimo grande torneo – col piacevole intermezzo della final four di Nations League a ottobre – deve invece servire ad annotare i problemi per risolverli in tempo utile.

E se alla pessima percentuale di realizzazione vista contro la Bulgaria fa seguito questo 0-0 di Basilea, il caso è aperto. Una volta guadagnata la qualificazione, lo status di campioni d’Europa ci iscriverà alla short list delle candidate al titolo. Ma per essere altamente competitivi in Qatar sarà necessario mettere a frutto il tempo che rimane sia provando nuovi attaccanti (fra Raspadori, Scamacca e Kean abbiamo alternative diverse e dunque combinabili provando più di un progetto tattico), sia studiando soluzioni capaci di lucidare i talenti appannati di ieri.

L’impressione è che nella stagione che manca Mancini dovrà guardare soprattutto a due suoi colleghi al lavoro in A, ed entrambe le “alleanze””conterranno qualcosa di paradossale perché con uno, Sarri, ebbe uno sgradevole confronto ai tempi di Napoli-Inter mentre il secondo, Mourinho, fu il tecnico per il quale Moratti lo esonerò malgrado uno scudetto ancora fresco. Ma i tempi cambiano, e la vicinanza tra il suo gioco e quello di Sarri dovrebbe abituare Immobile a restare un’arma letale pur partendo spalle alla porta. Mourinho, invece, ha già avviato il grande rilancio di Zaniolo, l’addizione necessaria per salire ulteriormente di livello.

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