Crolla l’audience tv del calcio: gli spettatori ora sono la metà

Come riporta Repubblica.it,,M. Pinci ,il calcio un anno dopo accende la metà delle tv. Non sono nemmeno 3 milioni e mezzo gli italiani che in questa torrida fine di agosto hanno scelto di sintonizzare la loro televisione sulla Serie A.

E il dato è significativo, perché da agosto le immagini del campionato non viaggiano più prevalentemente sul segnale della parabola, ma sulla linea internet. Rispetto alle prime due giornate del campionato scorso, si è passati da 6,7 milioni di telespettatori collegati in media in ogni weekend a poco più di 3,4 milioni. In pratica, il pubblico si è quasi dimezzato.

Di certo sta cambiando il modo di vedere il calcio: in fondo, era questo il senso di affidare i diritti a una tv in streaming. Un anno fa Sky raggiungeva 5,6 milioni di utenti a cui aggiungere un milione di collegamenti su Dazn: la sfida è capire quanti di questi migreranno sulle nuove piattaforme. Quei 3,4 milioni di spettatori fanno riferimento a rilevamenti che non coprono chi ha scelto pc o tablet per vedere le prime due giornate. Dazn comunicherà le cifre ufficiali soltanto oggi e assicura numeri differenti, grazie al contributo dei dispositivi portatili: in fondo, molte persone erano al mare o in villeggiatura.

E, altro distinguo necessario, il confronto è tra periodi dell’anno differenti, visto che un anno fa la Serie A è ripartita il 19 settembre, mentre Inter-Genoa — la partita delle connessioni che non connettevano e della rotellina a nascondere a tanti utenti i primi gol dei campioni d’Italia — è del 21 agosto scorso. Il problema è che la transizione richiede e richiederà molto tempo e risorse tecnologiche che il Paese ancora non ha.

Nel frattempo, i dati negativi rischiano di influire sul sistema. Perché meno spettatori vuol dire meno visibilità per gli sponsor. E sponsor che perdono pubblico, sono sponsor che pagheranno meno — o, peggio, smetteranno di sponsorizzare — l’anno successivo.

Nel 2020 la Serie A pareva aver scelto una strada differente. Stringeva accordi con i fondi di investimento per vendere il 10% del proprio fatturato a 1,7 miliardi e preparava la svolta di un Canale da vendere a tutte le piattaforme possibili, via web o satellite, per massimizzare i ricavi. Poi, la sterzata improvvisa: l’offerta di Dazn, di 90 milioni più ricca rispetto a Sky, divenne per 7 società il pretesto per abbandonare la partita dei fondi, sacrificati in realtà sull’altare della Superlega. Erano i giorni in cui, a chi in Lega chiedeva se l’offerta fosse di Dazn o di Tim, qualche presidente rispondeva: “Ci importa solo dei soldi che mettono“. Chissà se la pensano ancora così.

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